La dimostrazione che, una volta toccato il fondo, si può sempre cominciare a scavare si trova nelle Marche: non bastava il divieto ai consultori di somministrare la pillola RU486 (andando così contro le chiare linee guida del ministero della Sanità), adesso in quella che si sta qualificando sempre più come «la regione più a destra d’Italia», arriva una nuova proposta al sapor di oscurantismo: una legge a «sostegno di famiglia, genitorialità e natalità» dedicata soltanto alle coppie cosiddette tradizionali. A proporla è il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli, già finito nell’occhio del ciclone qualche settimana fa per aver parlato in consiglio di «sostituzione etnica» in atto perché crescono i nuovi nati con genitori stranieri e diminuiscono quelli italiani e per la riscoperta di una notizia di cronaca del 1974, quando lui, segretario anconetano del Fronte della Gioventù, sparò e ferì a una gamba un militante della sinistra extraparlamentare, Paolo Tomassoni, che ricorda: «Allora era un fascista, adesso è pure peggio». Un esempio? Ciccioli, di professione psichiatra, giustifica la proposta di legge sulla famiglia così: «Il padre deve dare le regole, la madre accudire. Senza una di queste due figure i bambini rischiano di zoppicare andando avanti nella vita. Queste cose si studiano in psicoanalisi». L’Ordine degli psicologi, per la cronaca, ha mandato un comunicato per dissociarsi e per bollare queste parole come sostanzialmente antiscientifiche.

IN TUTTO QUESTO, a ulteriore riprova di quanto la ex regione plurale sia ormai il paradiso della alt right, un’indagine condotta da Cgil, Cisl e Uil ha censito che su 137 ginecologi ospedalieri, 100 sono obiettori di coscienza. Nello specifico, a Jesi gli obiettori sono dieci su dieci, a Fano nove su dieci, a Fermo dieci su undici, a Civitanova Marche otto su nove, a Senigallia sette su nove e ad Ascoli Piceno sei su otto. Va vagamente meglio a Fabriano (tre su cinque), ad Ancona (quattordici su ventiquattro), a Urbino (sei su undici) e a San Benedetto del Tronto (cinque su nove). «In ogni caso in nessun ospedale marchigiano i ginecologi non obiettori sono più dei ginecologi obiettori», notano i sindacati.

Se poi si guarda il dato sulle interruzioni di gravidanza (1.450 nel 2019), solo il 6 percento è avvenuto con metodo farmacologico: un dato lontanissimo dalla media nazionale (21%) e molto al di sotto di regioni come la Toscana (29%), l’Emilia Romagna (37%) e il Piemonte (44%). L’ondata di manifestazioni femministe di fine gennaio non ha scalfito minimamente il trend di una regione in qui le questioni di genere vengono vissute come «un retaggio degli anni ‘60» (sempre Ciccioli): basti dire che nella giunta di Francesco Acquaroli, insediata lo scorso settembre, su sei assessori, una sola è donna: la leghista Giorgia Latini, che tra le altre cose adesso si è messa in mente di coinvolgere le associazioni fondamentaliste pro life nell’elaborazione delle politiche regionali sulla famiglia.

MANCANO SBOCCHI politici: il centrosinistra regionale sta ancora cercando di riprendersi dalla batosta elettorale dello scorso autunno, e quello della destra appare come uno strapotere incontrastato. La mutazione antropologica di una regione storicamente cattocomunista è avvenuta negli anni e se ne possono individuare almeno due momenti cruciali: il luglio del 2016, quando a Fermo il nigeriano Emmanuel Chidi Namdi fu ucciso a botte dall’italiano Amedeo Mancini e la città reagì senza manifestare lutto ma lamentandosi per il grande clamore mediatico attribuito alla vicenda. E, soprattutto, il febbraio del 2018, quando il militante leghista Luca Traini sparò e ferì sei africani a Macerata. In seguito a quei fatti, il partito di Salvini prima ha decuplicato i consensi alle politiche del mese successivo, poi ha conquistato il comune al primo turno un anno e mezzo dopo.

Il sigillo finale, tutto politico, è nella sostituzione al vertice dell’autorità di garanzia per i detenuti regionali, una settimana fa: il nuovo ombudsman è Giancarlo Giulianelli, l’avvocato di Traini. «Dovremmo costruire un nuovo carcere a Macerata, sarebbe un arricchimento per tutti», queste le prime parole affidate alle gazzette locali, il giorno dopo aver accettato l’incarico.