Sette mesi dopo l’ultimo paziente ricoverato, le Marche si ricordano di avere un Covid Hospital a Civitanova e, mentre la situazione delle terapie intensive ricomincia a destare qualche preoccupazione, ci si interroga se sia il caso di riattivarlo oppure no.

Per l’amministrazione regionale non c’è alcun motivo di riaprire la cosiddetta astronave realizzata durante la prima ondata da Guido Bertolaso con il contributo dei Cavalieri dell’Ordine di Malta, e anzi si potrebbe addirittura pensare di chiuderla per sempre. Così l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini (Lega): «Non abbiamo intenzione di riaprirlo, anche per non gravare eccessivamente sull’attività ordinaria delle altre strutture». Il problema è quello di sempre: per rendere operativa la struttura c’è bisogno di medici, infermieri e personale tecnico che vengono prelevati da altri ospedali, lasciandoli di fatto scoperti.

Attualmente i posti occupati nelle terapie intensive della regione sono 55, su 256 dichiarati dall’amministrazione all’Agenas. Una cifra che, mercoledì, ha portato il governatore Francesco Acquaroli a ipotizzare l’ingresso della regione in zona arancione forse già dalla prossima settimana. Dalle parti del centrosinistra, chi spinge per rimettere in funzione l’astronave è soprattutto l’ex presidente Luca Ceriscioli, l’uomo che coinvolse Bertolaso e, tra mille dubbi e altrettante polemiche, confezionò l’impresa.

«Smontarlo? Con quei soldi si potrebbe comprare l’intera fiera di Civitanova – dice l’esponente del Pd -, la chiusura sarebbe un fatto politico e non sanitario: il Covid Hospital è una risorsa».

Risorsa per la quale sono serviti sette milioni di euro soltanto per metterla in piedi, anche se poi il costo totale è stato di gran lunga superiore: stando all’ultimo bilancio approvato, l’Area Vasta della provincia di Macerata si è trovata sul groppone un conto da 27 milioni di euro, dieci dei quali poi più o meno misteriosamente condonati dalla Regione. Una cifra enorme, ma d’altra parte parliamo di una struttura di due moduli, ciascuno dei quali, ogni giorno ha bisogno di almeno 13 anestesisti e 20 infermieri. Una follia in una regione che, tra il 2010 e il 2018, ha tagliato 13 ospedali, con una perdita netta di 1.200 posti letto.

I risultati dell’astronave sono peraltro stati piuttosto miseri: durante la prima ondata, nella primavera del 2020, l’astronave era rimasta aperta per una settimana per appena tre pazienti ospitati. Poi, dall’ottobre successivo fino allo scorso giugno, in totale sono transitati per la struttura di Civitanova in 740, di cui solo 200 in terapia intensiva.
In mezzo a un dibattito che appare destinato a farsi sempre più incandescente, l’ultima parola, per il momento, è quella di Bertolaso. Interpellato sulla questione, l’ex capo della protezione civile ha rilasciato una dichiarazione delle sue: «Ci sono problemi? Se c’è la volontà, tutto si può risolvere. Io sono pronto a riaprire l’astronave gratis».