Nello stabilimento del gruppo Marcegaglia di Graffignana (Lodi) si apre una nuove vertenza sindacale con la politica a fare da spettatrice passiva a discapito di tante chiacchiere. Oggi per 49 lavoratori su 92 della fabbrica, che produce e noleggia ponteggi e sistemi per l’edilizia, si aprirà la discussione che riguarda la procedura di mobilità, discussione resa ancor più difficile dal fatto che l’azienda non ha interesse a fare investimenti per diversificare le produzioni e aprirsi a nuovi mercati esteri, cosa che il sindacato sta chiedendo da diverso tempo. Discussione che chiama in causa direttamente l’assessore alla Formazione e Lavoro della Regione Lombardia Valentina Aprea, che appena il 5 luglio scorso aveva speso parole rassicuranti in un incontro con Emma Marcegaglia e salutato positivamente il tavolo riguardante questa vertenza, parlando addirittura di una fase nuova.

Ci piacerebbe – arrivati a questo punto in cui la proprietà si arrocca irresponsabilmente dietro il paravento della crisi per non attuare investimenti e politiche industriali innovative – sentire la voce dell’assessore Aprea, che con grandi apprezzamenti aveva accolto l’apertura, poi rivelatasi illusoria, del Gruppo. «L’incontro apre a una ulteriore collaborazione che speriamo possa portare significativi frutti per la Lombardia… Mi impegno in prima persona a documentare l’impegno del gruppo Marcegaglia anche al Consiglio regionale e alle Commissioni consiliari perché possano essere noti i risultati significativi di questo lavoro», aveva sentenziato con profonda soddisfazione l’assessore della giunta Maroni. A distanza di pochi mesi, passata l’enfasi del momento istituzionale, le scelte vanno in tutt’altra direzione.

Qual è allora l’interesse di Aprea, dato che il comportamento di Marcegaglia ha disatteso le intenzioni di facciata, smentendo clamorosamente le sue parole? Come mai l’assessore non fa sentire la sua voce, ora che tanti lavoratori rischiano di tramutarsi in esuberi?

Come Fiom Cgil non possiamo non rilevare un silenzio assordante, che fa da contraltare agli entusiastici annunci estivi. E siccome le parole sono importanti, chiediamo all’assessore un intervento nei confronti dell’azienda per invertire la rotta e continuare una trattativa con le rappresentanze sindacali. Perché i posti di lavoro – questa crisi ci insegna – non si salvano con le parole al vento, le promesse e le buone intenzioni, ma anche attraverso atti concreti. E in questo senso il ruolo di sensibilizzazione anche della Regione Lombardia sarebbe importante per far riaprire la trattativa, portandola all’attenzione del ministero dello Sviluppo economico.

La Fiom Cgil continuerà questa battaglia, chiedendo il ricorso ad altri ammortizzatori sociali, alternativi agli esuberi, come i contratti di solidarietà, su cui la Regione Lombardia deve assolutamente legiferare. Cogliamo lo spunto per chiedere ancora una volta all’azienda di non perseverare in questa scelta e di battere altri sentieri, promuovendo investimenti che possano in un ragionevole periodo portare nuovi prodotti e nuove produzioni.

*Segretario generale Fiom Cgil Lombardia e coordinatore nazionale gruppo Marcegaglia