Parafrasando Borges, potremmo dire che uno dei pochi piaceri della vita è avere la possibilità di scrivere un libro di geografia. E non solo perché l’impresa mostra evidenti elementi di natura fantastica ma perché mette alla prova la nostra consapevolezza del consistere, dell’essere vivi nei luoghi della terra. Meglio nel suo ininterrotto disegno.
Nell’impresa concreta e faticosa di narrare i limiti del mondo attuale che ci è dato vivere si sono impegnati Manlio Dinucci e Carla Pellegrini con la scrittura di Laboratorio di geografia (Zanichelli, due volumi, ciascuno di 200 pagine, euro 16,50). Rinnovando il lavoro di farsi geografi per formare e informare, approfondire e insegnare.

Non è però solo uno strumento fondamentale per l’apprendimento scolastico: la geografia umana per insegnanti studenti e genitori è, infatti, il primo riferimento dichiarato. Perché la geografia, alla base di una comprensione critica dell’umanità, assume una rinnovata e ancora più importante funzione in un periodo di rapide trasformazioni come quello odierno, nel quale la globalizzazione ridisegna la carta del mondo creando sempre più strette interdipendenze e allo stesso tempo crescenti squilibri sociali e ambientali. Eppure, nonostante tutto ciò, viviamo l’epoca della cancellazione degli studi di geografia. «La scuola negli ultimi anni – ha scritto Franco Dinelli, ricercatore del Cnr – ha subìto molte modifiche nei programmi di studio. Spesso non se ne è capita nemmeno la logica di fondo, a parte la proclamata necessità di modernizzare l’insegnamento. Ricordiamo, in particolare, le famose tre ‘i’ del ministro Letizia Moratti: internet, inglese, impresa… il risultato di queste riforme che si susseguono in tempi brevi appare sconcertante…La geografia è una delle materie che forse più ne ha fatto le spese. Forse perché, responsabile una delle tre famose ‘i’, ci si illude che internet possa fornire tutte le necessarie informazioni per orientarsi su di un mappamondo virtuale».

Non basta infatti. Per leggere questa carta geografica in continua trasformazione occorrono aggiornati strumenti conoscitivi che, usati con metodo interdisciplinare, facciano comprendere quali sono, agli inizi del ventunesimo secolo, le interrelazioni tra i fattori sociali, culturali, demografici, ambientali, economici e tecnologici che formano il quadro globale. Ma soprattutto – propongono gli autori dei due manuali – occorre l’intenzione collettiva di «scrivere insieme» di percorrere insieme la strada della ricerca.

Il Laboratorio di geografia (in due volumi per i tecnici a indirizzo economico, in volume unico per i licei) fornisce una vasta gamma di strumenti, tra cui l’insegnante può scegliere quelli più idonei alla classe e al percorso didattico. Permette allo stesso tempo agli studenti di fare pratica nel lavoro di ricerca, acquisendo competenze preziose in qualsiasi professione.

Il corso, integrato da un apparato multimediale, si basa su una accurata documentazione, con dati aggiornati e proiezioni. L’iconografia permette di visualizzare le trasformazioni in corso attraverso grafici, carte tematiche, immagini satellitari e altre. Vengono inoltre fornite le informazioni basilari su tutti i paesi europei, sulle regioni, subregioni e i principali paesi del mondo. Il corso comprende anche diverse schede di geostoria, tra cui una sintetica storia della globalizzazione. Un analogo corso, Geocommunity, tratta la stessa materia per le scuole medie.

Determinante – si legge nella premessa – è che le ragazze e i ragazzi si rendano conto di quanto importante sia la geografia per la loro formazione umana e professionale: l’oggetto di studio non è semplicemente una materia scolastica, ma il mondo reale in cui vivono. Li aiuta a costituirsi in cittadinanza. È per questo, denuncia il gruppo di insegnanti Geografia Autorganizzati (Giga) che nell’era del mondo globalizzato e della finanziarizzazione dell’economia, la «geografia economica», secondo l’immaginario e la pratica del ministero dell’istruzione, continua ad essere «esclusivo appannaggio di quell’ossidato dizionario nozionistico di mari e monti tanto da relegarla a materia subalterna e ’tappabuchi’». Contro questa subalternità e cancellazione, oggi c’è questo strumento in più.