Manolito Quattrocchi è un chiacchierone da seduta psiconalitica (parla troppo e la mamma teme a vanvera), a scuola non sa quasi mai nulla e aspetta che quel genio di Paquito, un extraterrestre secondo gli standard della sua classe svogliata, gli passi i compiti, pure se sono sbagliati.
Nel tempo libero, si aggira per il quartiere non perbenissimo dove abita – Carabanchel Alto, Madrid – con un nonno complice di marachelle e, quando arriva il compleanno del vecchio, gli regala una dentiera di Dracula. Sarebbe un nipote e un figlio pure simpatico, se non facesse ogni giorno una cosa assai riprovevole (per i genitori), ma Manolito proprio non riesce a «tenersi»: chiama il fratellino l’Imbecille, dice di non ricordarsi il nome, ma in realtà continua a raccontare a tutti che la vita (non solo la sua, ma quella del «mondo mondiale»), prima della nascita di quell’intruso, era bellissima e paradisiaca. Eppure, a modo suo, l’Imbecille è divertente: soprattutto quando tenta di soffiarsi il naso e invece che nel fazzoletto manda tutto il moccio indietro, ingoiandolo e diventando rosso, anzi rossissimo. Fa ridere a crepapelle.
Ecco Manolito della scrittrice spagnola Elvira Lindo (Cadice, 1962), con le illustrazioni di Emilio Urberuaga, è arrivato in Italia con la casa editrice Lapis (pp.196, euro 12). E quel bambino un po’ goffo, che le prende di santa ragione dai compagni più bulli come Yihad, che è ironico e smaliziato, ma ogni tanto scoppia in pianti convulsi perché non resiste alla paura della punizione che si sta per abbattere su di lui, è diventato in poco tempo il prototipo di >tanti alunni non proprio fortunati nelle loro performance scolastiche, neanche così belli da sedurre ragazzine e maestre, insomma è la riscossa del «tipo comune», tanto da meritarsi una serie tv e l’interesse di più di venti paesi.
Manolito, in realtà, tanto comune non è: osserva gli adulti e i loro tic, sa sceglire la propria strada a dispetto delle regole, è un anarchico nell’anima. Creativo pure. Parla tantissimo, appunto, ma non usa mai i congiuntivi (almeno questo evidenzia la traduttrice Luisa Mattia, scrittrice anch’essa). Quando s’innamora, gli tocca fare il genio della lampada di Aladino con uno straccio in testa, corre su e giù per la casa, obbedire agli ordini sadici dell’amica, ma per Susanna lui farebbe questo e altro tanto è carina. Bisogna stare all’erta: ci sono altri che le ronzano intorno e vogliono «agganciarla».