L’itinerario: Grottaminarda, Venticano, Taurasi, Sant’Andrea di Conza, Calitri, Frigento

La loro somiglianza non è soltanto questione di confini. L’Irpinia e il Vulture lucano hanno in comune una bellezza sovente trascurata da chi ama viaggiare attraverso l’Italia. Vi contribuiscono l’ambiente naturale, i borghi e, non certo ultima, la tradizione enogastronomica. Vi proponiamo, allora, di scoprire l’Irpinia, un occhio rivolto al menu e l’altro ai richiami culturali. Iniziamo dai due piatti forti di Grottaminarda. I cecatielli cu lu pulieo sono cavatelli olio, aglio, pomodorini, peperoncino e, appunto, pulieo, varietà della mentuccia. Peperoncino, pomodori, peperoni verdi e rossi, aglio e basilico compongono il sugo chiamato ciambottella. Del castello, origine longobarda, VII secolo, rimangono tratti di mura, due torri, alcuni cunicoli e parte dei camminamenti. Belle le architetture in pietra (loggia e portale) della Dogana aragonese, XV secolo, divenuta nel ’700 stazione di sosta. Venticano offre vie lastricate e bianche, dove si incontrano portali in pietra, un pozzo circolare, il chiostro e il giardino di Palazzo Ambrosini. Notevole testimonianza di epoca romana il Ponte Rotto.

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A golosa conclusione dell’itinerario la fagiolata di Venticano: aglio, peperoni rossi, carote, pomodorini, sedano, peperoncino, olio, pane, nnoglia (salsiccia di polmone speziata) e fagioli secchi. Di Taurasi vanno segnalati il chiostro cinquecentesco del convento domenicano, oggi sede del Comune; Porta Maggiore e a fianco le due torri longobarde; il Palazzo Marchionale, pregevole Rinascimento, con un portale ad arco che precede la facciata e un delizioso giardino interno. Ma qui si viene anche e molto per il vino cui il paese ha dato nome. Color rosso rubino, sapore asciutto e pieno, dodici gradi; ottimo compagno di primi a base di sughi di carne, arrosti, formaggi stagionati e della specialità locale, i mugliatelli, involtini di interiora di maiale con peperoncino e pecorino grattugiato.

On the road incontrerete Sant’Andrea di Conza, stop obbligato per un piatto di cavatelli bianchi con peperoni cruschi. Calitri è generosa di memorie preziose, alle quali fanno da piacevole contrasto le opere di artisti contemporanei collocate dal 2001 nel centro storico, custode delle case palaziate provviste di magazeno, grotta per la conservazione di olio, vino e grano; di una filanda seicentesca, della loggia e del portale di Palazzo Berilli, del Museo della ceramica. Inevitabile bissare le cannazze (pasta corta) al ragù di carne e pecorino. Frigento propone orgogliosamente Laine e ciciri, cioè pasta e ceci resa fantastica da aglio, prezzemolo, peperoncino, strutto, pecorino grattugiato. Prima o dopo le Laine, d’obbligo la visita al sistema di vasche delle Cisterne romane e al Museo Archeologico collocato nell’ipogeo della cattedrale. Al fondo di via Limiti, la balconata affaccia su un panorama meritevole di essere ammirato in silenzio. Stavamo per dimenticare il frigentino Emanuele Aufireo. A lui, 1915, gli automobilisti di tutto il mondo devono l’invenzione del clacson (giped)

Un pasto al sole

Da Pino

Via Matteotti 1, Taurasi, 0827 74075, 328 5996969, chiuso martedì, 20/ 25 euro

A Taurasi è un’istituzione. Chi ama la cucina delle campagne irpine, tanto semplice quanto ricca di sapori, viene a sedersi qui. Apre i giochi l’antipasto di salumi, formaggi e sottoli artigianali. Poi la parola, anzi la forchetta, passa ai cecaluccoli, piccoli gnocchetti fatti a meno e conditi con il ragù come i fusilli. Degne di attenzione le zuppe. Al momento dei secondi, lo spezzatino di vitello e le carni alla piastra con contorno di indimenticabili friarielli. L’Aglianico della casa si fa bere volentieri

Osteria tre rose

Via Sotto Macello11, Calitri, 0827 34123, chiuso domenica, 20/ 25 euro

Nel 1980 un terremoto devastante colpì l’Irpinia. Anche Calitri ne fu vittima, e un gruppo di amici decise di mettersi in cooperativa per aprire un ristorante, dando così un concreto segnale di speranza. Questo rende ancora più appetitoso il menu territoriale dell’Osteria: ravioli con ricotta fresca, cavatelli, cannazze al sugo di carne, spezzatino con peperoni, involtini e cotiche in umido, agnello alla cacciatora, caciocavallo alla piastra, torta di ricotta e pere. Vino della casa niente male.

Il grande sonno

B&B Taurasia

Piazza del Plebiscito, Taurasi, 331 9258779, la doppia con prima colazione 70 euro

Quattro camere doppie ricavate negli ambienti settecenteschi di Palazzo Ferri, in pieno centro storico: sale e saloni con soffitti a stucchi, la ex cappella privata, le cantine in pietra, gli angoli con camini e comodi divani. Dunque una sistemazione d’epoca, cui aggiungono bellezza il giardino contiguo, i grandi terrazzi, lo spazioso ingresso/ soggiorno. Le stanze sono pavimentate a parquet o in cotto, arredate con elegante semplicità; dotate di bagno, televisione satellitare, riscaldamento. Possibilità di utilizzo di una cucina perfettamente attrezzata. Ulteriore carta vincente il parcheggio riservato. Il B&B offre la possibilità di visite guidate ai vigneti e alle aziende produttrici del Taurasi.

Parola di vinaio

Ristorante Martella

Via Chiesa Conservatorio 10, Avellino, 0825 31117, chiuso domenica sera e lunedì, 35 euro vini esclusi

Nel 1921, Enrico Della Bruna, di ritorno dall’America, rilevò l’attività della zia Marta, detta affettuosamente Martella per via della modesta statura: una cantina con pietanze nel centro di Avellino. Terza generazione alla guida del ristorante Martella, il nipote, stesso nome del nonno, continua a tenerne alta la fama. La bella carta dei vini è rivolta come il menu al territorio, dunque al Taurasi e all’Aglianico. «Premesso che il Taurasi è un vino di fascia medio alta/ alta (tra i 20 e i 35 euro, ndr), consiglio il Radici 2014 di Mastroberardino, pioniere del Taurasi; il Vigne Cinque Querce di Salvatore Molettieri, il Vigne Irpine, il Taurasi dell’Azienda Agricola Fiorentino». I prezzi scendono, 9.50/ 14 euro guardando all’Aglianico «Ad esempio quello firmato Villa Raiano e Feudi di San Gregorio». Tra i primi di Martella, celebri, e non soltanto ad Avellino, sono i Cecatelli lardiati.

Fatti a mano

L’Irpinia va famosa per la sua pasta fresca, già lodata dal poeta Orazio. A Calitri, un documento ufficiale del 1749 attestava l’esistenza di un torchio per fare la pasta, e i resti dei tanti mulini dimostrano l’importanza di questa attività per la zona. Tutti a base di acqua e semola di grano duro sono cavatelli, cecaluccoli, cicatielli, cinguli, coccetelle, cannazze, trainielli, strenghe, lagane. E ancora: i lunghi spaghetti chiamati matasse e quelli squadrati che prendono il nome di maccaronara. Ecco tre laboratori artigianali: Antonietta Borsa, via Valle 145, Grottaminarda; La Pasta un’antica tradizione, via Tratturo 37, Grottaminarda; Pastificio Pasta Fresca via Luigi Cadorna 296, Venticano.

Sagre profane

Nella prima metà di agosto, Fiera Enologica di Taurasi, cinque giorni di enogastronomia, musica, spettacoli, convegni, degustazioni, stand gastronomici e di artigianato locale. Alla Fiera partecipano le cantine e le aziende vinicole del territorio. A Calitri, tra fine agosto e inizi di settembre, Fiera Interregionale per la promozione e la valorizzazione dei prodotti tipici di Campania e regioni limitrofe; a dicembre Sagra della scarpegghia, dolce natalizio fatto con pasta cresciuta fritta e servito con miele. A Venticano, primo weekend di settembre, Sagra del vino, del prosciutto e dell’agnello. Vendita di prodotti regionali, menu a base di prodotti del territorio, visite guidate, musica e balli.

Info

Castello di Grottaminarda, 0825 426 592. Enoteca Regionale di Taurasi, 0827 74004. Pro Loco di Calitri, 0827 38058. Pro loco di Venticano, prolocoventicano.com.