Da anni, Quentin Dupieux spiega che la critica si è limitata ad interpretare i film, e che il momento è venuto di goderseli. E poi si è arreso. Forse più per lassitudine che per convinzione, ha finito per ammettere che l’idea di unire due scemi e una mosca grande come un tacchino non è altro che un diabolico esempio di come la finzione possa incontrare il documentario sociale, il tutto impacchettato all’interno di un opera d’arte concettuale.

D’ALTRO LATO, la critica non ha forse tutti i torti. I protagonisti (interpretati dal duo Grégoire Ludig e David Marsais) di Mandibules sono due puri idioti. Ora, il genere dell’idiota, al cinema, è un prodotto di grande raffinatezza e intelligenza. Le sue origini moderne risalgono al 1979 e al film di Carl Reiner con Steve Martin The Jerk. Ha avuto il suo momento di gloria con Scemo e più scemo di Peter Farrelli del 1994. E con il meno noto Waynes World (1992) che per Ludig e Marsais è il modello del duo comico. Anche in Francia, l’idiozia è una cosa seria. E non di rado è associata ad un bestiario. Sul finire degli anni novanta, per esempio, Alain Chabat interpretava l’incarnazione umana di un cane; il film si chiamava Didier e se nel gergo di certi buffi intellettuali parigini si trovano ancora oggi delle espressioni idiote come «Elle fait quoi ta meuf à part nichons?» Oppure misteriose come «Alors, on va aux Shoonies ce soir?»… La colpa è di Didier.

RESTA il fatto che una mosca di trenta chili non può essere altro che un concetto. Ma Dupieux nega anche quest’evidenza: «l’idea della mosca gigante mi è venuta pensando alla catasta di bestie morte che concludeva il film precedente». Allora cosa pensare di questa commedia che da un lato sembra finemente ricamata e dall’altro svolazza senza riguardo sulle peggiori immondizie del cinema comico? La verità è da qualche parte tra questi due estremi. Se è vero che l’arte di Mandibules è anzi tutto quella di masticare rumorosamente senza riguardo a cosa ci si mette in bocca, è altresì vero anche che il risultato, una volta digerito, si presenta come il più sofisticato dei prodotti. Ad ogni momento, l’assurdo delle situazione messe in scena presenta con giustezza un certo aspetto dei tempi presenti. Mandibules si svolge nel sud della Francia, da qualche parte tra Nizza e Marsiglia.

In quei posti dove è facile trovare, a pochi metri di distanza, milionari e barboni. I nostri due eroi appartengono a questa seconda categoria. E sono effettivamente due idioti. Ma non appena entrano in contatto con il resto del mondo, siano essi un gruppo di figli di papà oppure dei gendarmi, oppure ancora una mafioso, la loro idiozia appare ben più ragionevole della crassa stupidità degli altri. Questa dialettica è talmente ben iscritta nell’azione che in nessun caso il film ci appare come una riflessione, ma piuttosto come uno stato di cose di cui i primi a stupirsi sono i nostri due eroi. Come quando gli viene chiesto di spiegare il gesto complice che si scambiano ad ogni pie’ sospinto, incornandosi a vicenda le mani e dichiarando felici : «toro».

DUPIEUX sembra dire con loro che se c’è un’idiozia questa è nel non riuscire a prendere le cose per quello che sono. Come davanti alla Sfinge, l’errore consiste a cercare il mistero nascosto, mentre il messaggio è in piena luce: c’è un mistero. Così, il domandarsi perché la mosca è grande come un tacchino fa ostacolo alla comprensione del film, che invece appare non appena si accetta il fatto che la mosca è sovradimensionata. Ed è questo il solo messaggio che l’avventura di Manu e Jean-Gab esprime: c’è qualcosa di eccessivo qui in Francia. E questo messaggio ronza ovunque, sorvola e si posa su ogni personaggio del film. Uno per tutti, quello interpretato da Adèle Exarchopoulos, che in seguito a un incidente di sci può esprimersi solo urlando.
L’eccesso di tutti gli eccessi è quello dell’interpretazione, ché consiste a dimenticare ciò che è evidente. Per esempio, che se ci si può permettere una dentiera di diamanti, allora molti altri non avranno di che mangiare. Oppure che una mosca grande come un tacchino può essere addomesticata e usata come un drone per compiere strane missioni. Tutte cose molto evidenti.