Ci sono artisti sconosciuti ai più che meriterebbero ben altra attenzione mediatica, sia per la proposta strettamente musicale sia, come nel caso di Majel Connery, per il coinvolgimento che riesce ad unire alle note suonate e cantate, nello specifico un forte e crescente impegno verso la questione ambientale, verso la natura che ci circonda e che stiamo pian piano distruggendo. Connery arriva dallo stato di New York – ma è nata in Pennsylvania – ed è stata recentemente impegnata in un tour italiano, ed è nella sua data romana, alla Casa del Jazz, che l’abbiamo scoperta e incontrata per capire chi è e cosa c’è dietro il suo lavoro, questo il resoconto di quell’incontro.

«Mi ritengo una vocalist e una compositrice che combina elementi di musica elettronica con influenze classiche. Utilizzo materiali del mondo elettronico come synth e processori di voce, ma i miei cambi di accordi e le mie tendenze armoniche spesso arrivano dalla musica del XIX secolo».

Durante il tour italiano l’artista ha presentato il suo progetto più recente, The Rivers are Our Brothers, una serie di brani ispirati e dedicati all’ecologia dove a parlare sono gli elementi della natura, dall’aria alle nuvole, dalla montagna alla neve, dalle rocce agli alberi fino ai pesci e al fiume stesso: «Lo scopo della mia musica è quello di dare voce alla natura. Potrebbe sembrare paradossale l’utilizzo di tecnologie avanzate per evocare il mondo della natura ma l’elettronica allarga i limiti della nuda voce umana, aiutandomi a fare qualcosa di più grande di me. Il vocoder, per esempio, ha la misteriosa capacità di trasformare queste voci ultraterrene in natura. Nella mia musica le rocce cantano delle loro madri e i fiocchi di neve ci raccontano dei loro cuori di sabbia».

Durante la performance, in cui era accompagnata dal violoncellista Felix Fan, ha poi regalato al pubblico anche una sorta di anteprima del prossimo progetto dove il protagonista è una sequoia, gli alberi secolari presenti in California, stato dove l’artista ha vissuto: «Sì, si tratta di un ciclo di brani di un’ora sulla vita di un singolo albero. L’albero è, come dire, “romanzato”, non è un albero qualsiasi ma ognuna delle canzoni si riferisce a qualcosa di specifico riguardo a un singolo albero nel mondo reale e l’apertura è sull’inizio della sua vita generata dal fuoco. Una sequoia ha questa peculiarità per cui le sue pigne sono strettamente sigillate e possono essere rotte solo con il fuoco, cosicché i piccoli semi dell’albero possano vede la luce del giorno attraverso il fuoco stesso e sprigionarsi nell’aria per poi posarsi e generare altri alberi».

Dai suoi lavori appare dunque chiaro il coinvolgimento e gli sforzi per le cause ecologiche e ambientali, questioni che influenzano la sua vita di tutti i giorni, sia come individuo che come musicista: «Ho uno sguardo verso il mondo alquanto inusuale, le cose mi sembrano umane – ci dice l’artista -. Se qualcuno butta un divano sul marciapiedi il mio primo pensiero è immaginare la tristezza che quel divano deve sentire alla fine del suo ciclo vitale. Così non mi è per nulla difficile immaginare la vita interiore di un albero. E una volta che inizi a pensare in questo modo chiaramente inizi a preoccuparti anche di poter uccidere una formica, oppure, anziché schiacciare un ragno lo raccogli gentilmente e lo accompagni fuori… Non mi sento a mio agio neanche a camminare sull’erba e penso di poter dare un po’ di questa percezione, potremmo cambiare il nostro modo di pensare in una direzione davvero positiva».

Connery vanta anche un’esperienza con il progetto post punk e elettronico Sky Creature e la sua produzione è in costante evoluzione, un’evoluzione che l’ha portata appunto a realizzare il progetto The Rivers are Our Brothers in solitaria: «Ho una voce molto particolare, non sono certo la miglior cantante d’opera, né la migliore corista, e non faccio neanche pop. A un certo punto della mia vita ho capito che se volevo cantare nel modo in cui desideravo dovevo creare la mia musica. Non compongo perché amo particolarmente comporre ma perché ho bisogno di un certo risultato, ho bisogno di quel tipo di musica per esistere. Sky Creature è stata un’esperienza cruciale in questo senso perché il mio sodale non era e non è solo un amico, è un mentore. Mi ha aiutata a “disegnare” il mio suono e il mio modo di scrivere. Suonare insieme a lui mi ha spinto ben oltre la mia comfort zone. Comporre Rivers ha significato un grande passo per me, ho finalmente trovato esattamente il soggetto di cui volevo scrivere e ho trovato la mia via come compositrice. Ora desidero solo continuare a scrivere fino a che le mie idee non si esauriranno».

Sul palco Majel Connery si presenta con due piccole tastiere e alcuni device che la aiutano ad armonizzare la sua splendida voce, rendendo così al pubblico una miscela che può ricordare, per citare un paio di nomi più noti, da un lato – quello più sperimentale – Björk, e dall’altro – quello più “classico” – Shara Nova (già conosciuta come Shara Worden e ancor prima come My Brightest Diamond): «Nei miei concerti italiani ho usato due Yamaha Reface Dxes, un pedale delay della Fender e un Red Panda Raster, che è un modificatore di tono. Ho anche un TC Helicon VoiceLive Touch 2. Questo è il mio impianto più “leggero” mentre invece quando viaggio negli States ne utilizzo uno un po’ più corposo. Ma se dovessi dirti, il centro del mio suono è proprio il “voice processing”, che è ciò per cui è nato l’Helicon, un device che mi consente di generare fino a quattro voci armonizzate usando un midi out da una tastiera».

Dal vivo l’impatto è di grande intensità, cosa che ci ha portato a chiedere quali siano le differenze tra quello che viene sviluppato nei live e il lavoro in studio: «Trovo spesso – puntualizza Connery – che il pubblico si appassiona alla mia musica solo quando suono su un palco. Il che significa che quando sono in studio ho la necessità di focalizzare il più possibile il fatto che il lavoro che sto facendo debba anche risultare nei live. È un bilanciamento duro da ottenere perché la musica elettronica è spesso rappresentata in uno spazio sonico artificiale. La mia musica deve essere generata in modo che suoni come se si fosse in una vera sala da concerto con all’interno persone reali che guardano e ascoltano. A proposito delle mie performance live, durante questo piccolo tour nel vostro paese ho scoperto un pubblico davvero grandioso, molto attento e interessato alla mia arte, nonostante fossi conscia del fatto che la maggior parte delle persone presenti non erano pienamente consapevoli dei miei testi, sebbene abbia provato, anche in un italiano molto stentato, a spiegarlo. Chiaramente quando mi esibisco negli Stati Uniti è più facile entrare in connessione con il pubblico, in particolare ho trovato un forte riscontro con quello di Santa Fe e Albuquerque, in New Mexico, ma ho un discreto seguito anche a New York, e a Berkeley, dove ho vissuto per qualche tempo».

L’incontro non poteva chiudersi senza un riferimento al momento di crisi che l’intero pianeta sta vivendo con le guerre in Ucraina e in Palestina e alla situazione politica del suo paese, alla vigilia delle elezioni presidenziali che si terranno tra meno di un anno, e il suo pensiero, pur non esponendosi in maniera netta, è chiaro: «La divisione della politica americana oggi è scioccante! Siamo un paese diviso, credo che la sinistra negli Stati Uniti sia troppo spesso focalizzata su cose sbagliate mentre la destra è concentrata nel cercare di “castigare” la sinistra. Non credo che abbiamo raggiunto il limite di tutto ciò e come molti americani ho decisamente paura di cosa ci riserverà il futuro». E in questo non è di certo sola.

LA BIOGRAFIA
Cantante, compositrice e musicologa, Majel Connery vive e lavora nello stato di New York. La sua musica si focalizza intorno alla sua voce unendo influenze classiche e elettroniche. Il suo stile canoro è stato definito «sublime» dal New York Times mentre il Wall Street Journal ha parlato del suo modo di comporre come «puramente schubertiano». Ha pubblicato una serie di ep in solo, compreso il recente The Rivers are Our Brothers, comprendente una serie di brani dedicati all’ambiente e alla natura, nonché alcuni album con il collettivo Oracle Hysterical e un doppio ep con il duo art rock Sky Creature. Titolare di un master in musicologia e etnomusicologia alla Università di Chicago e di una laurea in musica presso l’Università di Princeton, Connery ha insegnato e tenuto una serie di «artist residencies» in varie università, oltre le due sopra citate, anche a Stanford e a Berkeley e al Wellesley College, inoltre produce e conduce un podcast sulle donne in musica per la CapRadio del network National Public Radio (NPR).