Tornano a bruciare i copertoni e le barricate sulla Majdan. Contrariamente a quanto annunciato dal governo di Kiev, la piazza non si sgombera e anzi rilancia. Ieri si sono segnalati anche dei tafferugli. Il fatto in sé conferma l’incapacità del governo uscito dalla lotta di piazza, nel fare rispettare i propri ordini ai gruppi protagonisti delle proteste. Già precedenti ordini circa il disarmo dei gruppi paramilitari, leggi i neonazisti di Settore Destro, era finito inascoltato.

Nel frattempo l’offensiva a est non si ferma, come annunciato dal presidente Poroshenko; altri morti a Slovjansk, almeno due, in un nuovo attacco dell’esercito ucraino, mentre nel primo pomeriggio sarebbero state segnalate nuove esplosioni nei pressi dell’aeroporto di Donetsk, luogo strategico per il quale si combatte ancora tra esercito e forze dei filorussi. A Slovjansk le due vittime, secondo quanto denunciato dai filorussi, sarebbero due civili, uccisi dai militari ucraini mentre avanzavano verso la città.

Altre otto persone sono rimaste ferite, fra loro tre militari colpiti in uno scontro a fuoco durante l’attacco contro la postazione di Dyakovo, alla frontiera con la Russia. I ribelli hanno precisato che i combattimenti sono in corso lungo la superstrada Kharkov-Rostov, nei pressi della base dell’aviazione a Kramatorsk, intorno al villaggio di Chervony Molochar e al checkpoint di Andreevsky. «Gli elicotteri sparano con le mitragliatrici contro le nostre postazioni».

Si tratta di quelli che il dipartimento americano ha recentemente bollato come «sfortunati incidenti», evidentemente. Washington infatti è tornata sulla vicenda ucraina, attraverso un comunicato sul sito della segreteria di Stato. Kiev «ha la responsabilità di far rispettare la legge e mantenere l’ordine sul proprio territorio.

Abbiamo visto tanti abusi da parte dei separatisti, comprese assassini, rapimenti e saccheggi».
Così ha detto la portavoce del dipartimento di Stato americano Jen Psaki. «Alcuni sfortunati incidenti possono capitare in zona di guerra: raccomandiamo a Kiev di limitare i danni alla popolazione civile», ha aggiunto.
Non solo perché il rappresentante della Germania all’Osce, Wolfgang Ischinger, che in un’intervista a una televisione tedesca ha auspicato che Kiev «intensifichi l’azione militare nell’est dell’Ucraina» e affermato che Berlino «intende proporre il ritiro degli osservatori». «Ha parlato a titolo personale», hanno precisato all’Ansa fonti qualificate dell’Osce a Vienna. Sono 8 gli osservatori attualmente detenuti dai ribelli nelle regioni orientali in rivolta e ieri i ribelli hanno paventato la possibilità di rilasciarli, in cambio di ostaggi.

E a proposito di Osce, entro una settimana sarà nominato un nuovo mediatore Osce per la crisi ucraina, secondo quanto affermato dal rappresentante della Russia presso l’Osce, Andriei Kelin, citato dall’agenzia russa Itar-Tass. Il diplomatico russo ha sostenuto che l’attuale mediatore, il diplomatico tedesco Wolfgang Ischinger, avrebbe già fatto sapere in passato che sarebbe rimasto «fino alle elezioni presidenziali» in Ucraina. La dichiarazione arriva dopo che il ministero degli Esteri di Mosca si è detto «indignato» per gli «appelli» di Ischinger «a intensificare» l’operazione delle truppe di Kiev nell’Ucraina orientale.