Il maxi arriva, è questione di ore, ci siamo, insomma non proprio ma a tre quarti dell’opera sì. Si allude agli emendamenti del governo che alla fine saranno presentati oggi e che offriranno il contributo di gran lunga più corposo al maxiemendamento sul quale il governo porrà la fiducia. Al Senato il 22 dicembre, alla Camera tra il 28 e il 30 dicembre.

I RELATORI, cioè l’ufficio di presidenza della commissione Bilancio di palazzo Madama, incontrano in mattinata il ministro dell’Economia Franco. Su alcune delle voci minori il dissenso è totale, i toni si alzano di parecchi decibel, tanto che il ministro rinvia la scelta di 24 ore in modo che l’ultima parola sia di Draghi. Il capitolo che nell’ultimo mese si è imposto come prioritario, quello del caro energia, è risolto al 99%. Le cifre sono quelle note: stanziamento complessivo di 3,8 miliardi, usate per tagliare le bollette fino a 16 Kw, per dimezzare l’Iva sul gas dal 10 al 5%, per indirizzare 900 milioni a sostegno delle famiglie più povere. Ma la faccenda è risolta per modo di dire. I quasi quattro miliardi impediranno la mazzata nella bolletta di gennaio, ma il seguito è circondato da nebbie e incertezze.

Ieri in aula Draghi ha affermato che l’impennata dovrebbe essere contingente, dovuta parte alla massiccia richiesta imposta dalla ripresa, parte all’aumento del gas per l’abbandono progressivo del carbone. Sulla data il premier è stato vago, parlando di una fine della contingenza entro il 2022. Ma l’idea di continuare a impiegare miliardi (circa 7 per l’ultima bolletta e per la prossima) non è immaginabile. Così, a margine della vera legge di bilancio, inizia a prendere corpo l’ipotesi di intervenire in modo strutturale sugli oneri aggiuntivi che costituiscono la voce più onerosa delle bollette.

IN SOSPESO RESTANO gli altri due capitoli spinosi: superbonus e cartelle. L’intervento sul superbonus, reclamato dall’intera maggioranza, ci sarà nonostante i dubbi di Draghi e Franco. Ma il costo, non per l’anno prossimo ma per il 2023, è molto alto. Qui il lavoro del Mef riguarda soprattutto la ricerca delle coperture, anche se ieri è tornata a ballare anche la cancellazione del tetto di 25mila euro Isee per le abitazioni monofamiliari che sembrava ormai certa e probabilmente ci sarà nonostante i nuovi dubbi.

La nota più dolente sono le cartelle esattoriali perché lì il problema è politico e spacca la maggioranza. Salvini insiste: «Se c’è emergenza deve valere anche per le materie fiscali: rinviare il pagamento delle nuove cartelle, prorogare per tutto il 2022 la rottamazione ter e il saldo e stralcio scaduti il 14 dicembre, aprire la rottamazione quater per il 2018-19». Fi è altrettanto decisa. Conte, stavolta, è schierato più con l’ala destra della maggioranza che con gli alleati. Il Pd però non intende cedere sulla rottamazione: «Allora il capitolo fisco si riapre per tutti». La soluzione che ieri sera sembrava più probabile era quella di «dare un segnale» portando da 150 a 180 giorni i tempi per le cartelle di gennaio ma congelando la scelta sulle rottamazioni. Per una volta anche Draghi si raccomanda a san Rinvio.

TRA LE POCHE NOVITÀ emerse ieri c’è la decisione di stanziare un fondo aggiuntivo di riserva per le spese mediche mentre non sembra ci sia niente da fare per l’aumento della cifra che dire esigua è poco stanziata per la scuola: 200 milioni. La tassa sui tavolini all’aperto, infine, resterà sospesa ma non è ancora del tutto sicuro se per 6 mesi o per 3. In entrambi i casi resterebbe tagliata fuori la stagione più importante: l’estate.