I 236 decessi di casi Covid-19 registrati nelle ultime 24 ore portano il totale vicino alle 30 mila vittime. Sono stati registrati 1075 nuovi casi positivi ieri e una cifra così bassa non la si vedeva dal 6 marzo, esattamente due mesi fa. Ma i test che si effettuano oggi (55 mila) sono dieci volte più numerosi di allora. Dopo Lombardia, Piemonte e Emilia-Romagna, che insieme assommano i tre quarti dei casi registrati a livello nazionale, è il Lazio con 67 nuovi casi a presentare il focolaio più attivo. Gli scienziati si aspettano che il calo continui ancora per qualche giorno, prima di rimbalzare verso l’alto ora che la “fase due” ha riattivato le città. All’entità del rimbalzo è legata la possibilità di aggiungere nuove “zone rosse” alle 74 ancora in attività secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss).

Per prevenire l’infausta ipotesi, serve un’attenta strategia di sorveglianza. Cioè più tamponi, secondo l’epidemiologo dell’Iss Gianni Rezza. «Il Veneto ha fatto molto bene, ha fatto molti tamponi sul territorio, va fatto così in tutta Italia. Bisogna fare tamponi anche ad asintomatici e contatti stretti» ha raccomandato dai microfoni di SkyTg24. «Bisogna cambiare strategia e anche la Lombardia dovrebbe adeguarsi».

Anche in altre parti d’Europa si torna gradualmente alla normalità, ma alla spicciolata. Mentre in Germania stanno riaprendo le attività commerciali e le scuole, in Francia si aspetta l’11 maggio per allentare le misure, anche se gli alunni torneranno tra i banchi il giorno successivo. Non è chiaro cosa succederà in Spagna: oggi il primo ministro Sanchez chiederà al parlamento l’approvazione di un prolungamento dello stato di emergenza, ma il risultato del voto non è scontato. Nel Regno unito il governo discuterà il da farsi giovedì e fino ad allora il lockdown sarà totale. Nell’isola ieri i decessi hanno superato quelli italiani (ma lì le cifre ufficiali sono più accurate) e un sondaggio rivela che il 77% degli inglesi sono contrari ad avviare la “fase 2”.