Fin dal primo ascolto, Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, è apparso chiaramente come uno dei talenti più sorprendenti di questo festival, forte di una straordinaria capacità di unire il soul e l’r’n’b con le sonorità del pop più moderno e della vittoria, lo scorso dicembre, di Sanremo Giovani con il brano Gioventù bruciata.

«Soldi è quasi un sequel di Gioventù bruciata. Le ho scritte entrambe nello stesso momento. Per me è un terreno talmente vasto che una canzone non bastava. Gioventù bruciata l’ho usata un po’ come base, come un’istantanea, mentre volevo che Soldi avesse un messaggio più forte, una narrazione più ampia ed è per questo che ho aspettato la gara dei big per farla conoscere al pubblico. Non parlo mai di soldi ’materiali’ all’interno del pezzo ma di come il denaro possa cambiare i rapporti all’interno di una famiglia. Volevo anche stravolgere un tema che oggi è considerato prerogativa della trap o del rap e portarlo a un livello più profondo».

MAHMOOD incarna un métissage, non solo «anagrafico», che lo ha portato, fin da bambino, a «mixare» musica araba con il cantautorato italiano: «Nasco da madre sarda e padre egiziano e sono cresciuto con la musica che papà mi faceva ascoltare in macchina, mentre con mamma cantavamo le canzoni di Battisti e De Gregori. La storia di Soldi è autobiografica. Parlo di una famiglia mista che al giorno d’oggi è quasi la normalità. Non volevo lanciare nessun tipo di messaggio, politico o culturale, ma mi piacerebbe che qualcuno, che ha un vissuto simile al mio, si ritrovasse».

Nel testo, come un’invocazione, compaiono anche delle parole in lingua araba: «Significano ’Figlio mio, amore, vieni qua’, sono un mio ricordo, per marchiare ancora di più il mio passato. Quelle sonorità, anche fonetiche, sono scolpite nella mia testa ed è per questo che, quando mi chiedono che genere faccio, rispondo ’Marocco-pop’ basti pensare a Gioventù bruciata, per esempio, dove il synth iniziale è la mia voce lavorata come se fosse il canto di muezzin».

IL SUO PRIMO disco, l’EP precedente più cinque inediti, uscirà a marzo e si chiama Gioventù bruciata: «Volevo che ci fosse un forte riferimento al film. Ricordi la scena dove James Dean si appoggia la bottiglia di latte al viso dopo aver fatto a pugni? Volevo riproporre quel gesto ma sulla foto di copertina rovescio il latte, a significare che la mia gioventù, in confronto a quelle del passato, non ha neanche più voglia di fare a pugni».