Non a caso l’hanno chiamata «Mafia Capitale», perché i tentacoli della piovra del «Mondo di mezzo» si allungavano, secondo le ricostruzioni della procura di Roma che ieri ha disposto altre 6 ordini di arresto, dal cuore istituzionale fino ai confini del Paese. L’ultima tranche dell’inchiesta di Pignatone segue le tracce di 11 milioni di litri di gasolio pagati dalla Marina militare per rifornire il deposito di Augusta, in provincia di Siracusa, e che sarebbero stati trasportati da una nave cisterna privata – la «Victory I» – affondata in realtà nel settembre 2013 nell’Oceano Atlantico, dunque prima delle fatturazioni. Una frode ai danni della stessa Marina militare da 7 milioni di euro, secondo gli inquirenti, che ha portato all’arresto di tre appartenenti al corpo militare (un capitano di corvetta e due marescialli), e ha disposto l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei rappresentanti legali (ancora ricercati fino a ieri sera) delle tre ditte, una danese e due italiane, responsabili delle false fatturazioni. Tra loro spicca il nome di Massimo Perazza, già entrato nella maxinchiesta romana come uno dei frequentatori della stazione di benzina di Corso Francia – nelle intercettazioni, chiamato «Massimo, il romanista» – dove il nero Carminati e i suoi sodali erano soliti incontrarsi. Ci sarebbero anche una decina di indagati.

Era Roma, il «cuore pulsante della consorteria» finalizzata al falso, alla truffa e alla frode ai danni dello Stato scoperchiata dalla Guardia di finanza nell’operazione denominata “Ghost Ship”, perché è nella Capitale che hanno «sede gli uffici ministeriali che hanno emanato gli ordini di fornitura e i titoli di pagamento delle fatture emesse dalla O. W. Supply, sulla scorta della falsa documentazione». La O.W. Supply è una ditta danese riconducibile a Lars P. Bohn, titolare di un appalto con l’amministrazione della Difesa, che in collaborazione con le brokers italiane Global Chemical Broker srl di Massimo Perazza e Abac Petroli di Andrea D’Aloja (ancora latitante), aveva simulato – come scrive il gip di Roma Alessandro Arturi confermando lo schema delle accuse formulate dal pm Mario Palazzi – le «consistenti, fittizie forniture di carburante», smascherate grazie alla «preliminare formulazione di richieste per quantitativi complessivi ampiamente esorbitanti» rispetto al «reale fabbisogno del porto di Augusta»

. Una truffa che si è poi rivelata definitivamente quando gli inquirenti si sono accorti che 11 milioni di litri di gasolio risultavano trasportati attraverso la nave cisterna «Victory I» mai attraccata al porto di Augusta in quanto naufragata nel settembre 2013, tanto che alcuni membri dell’equipaggio risultano ancora dispersi nell’Oceano Atlantico. I punti di contatto dell’associazione criminale all’interno del porto siciliano, trait d’union con la pubblica amministrazione militare, erano un capitano di Corvetta della Marina Militare, capo deposito della direzione di Commissariato Militare Marittimo di Augusta, e un primo maresciallo della Marina Militare, capo reparto Combustibili della medesima direzione. Un altro maresciallo avrebbe attestato falsamente l’avvenuta consegna del carburante con l’ausilio di un tecnico chimico che invece si faceva garante della qualità e delle caratteristiche del prodotto mai consegnato.

Il Gip di Roma ha anche disposto il sequestro preventivo per equivalente (dunque già possibile con le attuali leggi, senza dove ricorrere a un nuovo ddl governativo) di 7,4 milioni – pari al presunto danno erariale – delle risorse finanziarie e dei beni delle persone fisiche e delle società coinvolte.

Un’altra bufera che si abbatte sulle istituzioni e questa volta non solo romane. Ma la Marina militare fa sapere che si costituirà parte civile e il ministero della Difesa che «sarà inflessibile contro i pochi indegni».

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Intanto a Roma, mentre il sindaco Ignazio Marino lavora al rimpasto di giunta aspettando dalla riunione plenaria di domani il via libera del Csm per nominare Alfonso Sabella nuovo assessore alla Legalità, dopo aver sostituito la responsabile degli Affari sociali Rita Cutini con Francesca Danese, il prefetto Giuseppe Pecoraro ha nominato la Commissione d’indagine incaricata fin da questa mattina di accedere e verificare gli atti del Comune di Roma: ne fanno parte il prefetto Marilisa Magno, il viceprefetto Enza Caporale e Massimiliano Bardani, dirigente del ministero dell’Economia. Oggi è previsto anche un nuovo incontro tra il sindaco e il commissario del Pd Roma, Matteo Orfini. Mentre domani il dossier elaborato all’ assessorato al Bilancio di Silvia Scozzese che analizza una centinaio di appalti sospetti arriverà nelle mani di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione.