Femmine folli (dal capolavoro di Eric von Stroheim del 1922) come me, come mia madre che ha amato tutta la vita lo stesso uomo anche se il destino li aveva divisi, come donne traditrici, fedifraghe, falsarie di sentimenti, foriere di tentazione e soprusi, donne libere che mordono le esperienze come mele marce e per questo più appetitose, femmine che non temono la femminilità ma neppure la mascolinità, donne che hanno precorso i tempi e lo spazio dichiarandosi invincibili alle pretese altrui, fossero uomini figli o ambiziose carriere, ragazze scapestrate che corrono nude nella notte onirica, sopite bambine perdute ritrovatesi all’alba farfalle mitiche, volatili e sole.

Vedere in giro lavori – artistici, fotografici, pittorici, visivi, cinematografici – compiuti da donne è fatto raro. Ma non impossibile. Rincorro quest’eccezione ostinatamente, da anni, alla ricerca di un legame arcaico, viscerale che unisce me a tutte le donne del mondo, ieri oggi e domani.

Come posso non sentirmi vicina a Madeleine (Adele Haenel), eccezionale protagonista femminile del sorprendente The fighters, oscena e insensata traduzione in inglese dall’originale Les combattants (come se la lingua italiana non comprendesse il participio «combattenti»), opera prima di Thomas Cailley, passata alla Quinzaine des Realisateurs a Cannes 2014.

Questa giovane battagliera ha lo sguardo torvo e le sopracciglia aggrottate come nella migliore tradizione di «ragazzi selvaggi», l’onnipotenza dei vent’anni o anche meno, la voracità spaventata di chi ha paura di aprire gli occhi nell’attesa dell’apocalisse. Attraverso Arnaud (Kévin Azaïs), soldatino dalla zazzera bionda e lo sguardo ragionevole e buono, la ragazza scioglierà la vena di cavalla pazza, libera di scorrazzare nella boscaglia, sopravvivendo alla denutrizione, ai cambiamenti di umore, a cataclismi ambientali di vistosa portata.

Meraviglioso finale di visi al tramonto. La palla infuocata del sole riflesso nel lampo folle della pupilla di Madeleine, sempre disponibile alla lotta: «La prossima volta saremo pronti».

Mentre cammino su ponte Sisto con il brivido di freddo classico delle sei di un pomeriggio di aprile (come si dice? Aprile: non ti scoprire) mi sento carica di energia liberatrice, scheggia impazzita e frullata come uno smoothie allo zenzero, piccante e sibilante peggio di un serpente corallo programmato per uccidere.
Tremate, tremate, le streghe son tornate.

Fabianasargentini@alice.it