Una maratona per la Ue, per celebrare la ritrovata intesa tra Italia e Francia, in vista dell’«occasione storica» della Conferenza sul futuro dell’Europa, lanciata il 9 maggio. In due giorni e mezzo di visita di Stato a Parigi con un programma molto fitto – manifattura di Sèvres, incontri con Assemblea nazionale, Senato, primo ministro, sindaca di Parigi, Unesco, discorso alla Sorbonne, cerimonia all’Arc de Trimphe, persino Armani – il presidente Sergio Mattarella ieri all’Eliseo con Emmanuel Macron ha messo sulla dirittura d’arrivo il Trattato del Quirinale, l’intesa bilaterale tra Roma e Parigi per una cooperazione rafforzata, che dovrebbe essere firmata entro fine anno, sul modello del Trattato dell’Eliseo, che dal ’63 lega Francia e Germania (nascerà un servizio civile comune per i giovani, come già esiste tra Parigi e Berlino).

E’ il terzo lato del «triangolo» tra i grandi paesi Ue, economie sempre più intrecciate che ultimamente sono riuscite con una mossa a tre (proposta franco-italiana, appoggio tedesco) a far accettare ai 27 il percorso di uscita dalla crisi del Covid, con la proposta del piano di Recovery di 750 miliardi. Ma in una Ue paralizzata dai veti incrociati e minacciata dall’offensiva dei sovranisti, Mattarella e Macron con brevi cenni si sono avventurati sui terreni minati che alimentano tensioni: i migranti e le relazioni con l’Africa.

«Non si può mettere un cartello divieto di ingresso» ha detto il presidente italiano, Macron ha insistito sulla necessità di «un piano coordinato sulla solidarietà europea», ora in una impasse con i veti che bloccano il Patto sull’asilo e le migrazioni presentato dalla Commissione: lo si è visto all’ultimo Consiglio europeo, il 24 giugno, che ha ripiegato sull’illusione dell’Europa fortezza simboleggiata da Frontex, dà soldi a paesi terzi, Turchia in testa, perché blocchino i flussi. La lunga crisi che ha opposto Roma e Parigi sulla Libia sembra superata. Ci sono «vedute convergenti» con «preoccupazioni comuni» ha detto Mattarella, «siamo circondati da tensioni» e la «Ue può trasferire la sua vocazione alla pace».

Macron ha annunciato giorni fa, senza altre precisazioni, «una trasformazione profonda della presenza militare francese» nel Sahel, Barkhane, l’operazione militare francese di lotta ai terroristi, potrebbe essere dimezzata entro il 2023. Parigi cerca alleati che vadano al di là di un appoggio logistico, ma l’operazione Takuba in Mali, che comprende forze europee, tarda a imporsi. L’Italia è presente in Niger, con cui ha appena firmato un accordo-quadro di cooperazione.

La visita di Mattarella a Parigi è l’ultimo capitolo di una riconciliazione che già aveva fatto passi avanti a Chambord, nel maggio 2019 (nell’ambito delle celebrazioni per Leonardo) e a Napoli nel febbraio 2020, al 35esimo vertice italo-francese. Tra i due paesi le tensioni avevano toccato l’apice nel 2019, quando il 2 febbraio Parigi aveva richiamato l’ambasciatore a Roma e convocato l’ambasciatrice italiana, in seguito allo sgarbo di Di Maio, ministro del governo Conte I, che era venuto in modo non ufficiale in Francia per incontrare dei gilet gialli. I legami economici tra i due paesi sono sempre più forti, la Francia è il primo investitore estero in Italia, il secondo partner commerciale (e reciprocamente), il terzo per il numero di filiali.