In uno dei paesi che è affondato di più a causa delcongelamentodella società e dell’economia per contenere la diffusione del Covid (un clamoroso meno 8,9% del Pil) ora si grida al «boom economico» perché le previsioni Istat del mese digiugno registrano un aumento inaspettato del 2,7%del Pil che lascia intravedere a fine anno un Pil al 6% . Lo ha detto ieri il ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta dopo avere visto le stime preliminari dell’Istituto nazionale di statistica.

Anche il Commissario europeo all’EconomiaPaolo Gentiloni ieri ha partecipato all’entusiasmo della classe dirigente commentando le stime di Eurostat secondo il quale il Pil europeo, salito del 2% , «È superiore alle previsioni ed è trainato da Spagna e Italia». L’effetto rimbalzo è quasi inevitabile dopo un crollo epocale. Nessuno si sofferma però sulle conseguenze sociali, oltre che sulla qualità del lavoro prodotto da un mercato che ricomincia a girare, compatibilmente con le conseguenze della variante Delta del Covid. Per ora, aggiunge l’Istat il Pil italiano acquisito è del 4,8%.

Vediamo la situazione dal punto di vista del tasso di disoccupazione. Nel mese di giugno è sceso al 9,7% (-0,5 punti) ed è tornato, dopo cinque mesi, sotto la soglia del 10%. Tra i giovani si attesta al 29,4% (-1,3 punti). Questo significa che è l’economia del precariato che ricomincia a marciare. La tendenza è iniziata a febbraio. Tra il primo e il secondo trimestre di quest’anno il livello dell’occupazione è più elevato dell’1,0%, con un aumento di 223mila unità.

A giugno ci sono stati 166mila precari in più rispetto a maggio. Un classico nell’imminenza della stagione estiva, nonostante le panzane raccontate da alcuni «imprenditori» per cui i precari non vogliono lavorare perché hanno il «reddito di cittadinanza». Gli indicatori macroeconomici disegnano una realtà completamente diversa: il ritorno graduale alla normalità di un paese dove il lavoro è poco, malpagato e iperprecario. Inquesto senso vanno intesi i seguenti dati: sull’anno cresce il numero di persone in cerca di lavoro (+3,5%, +81mila) e diminuiscono gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-4,2%, -592mila) aumentati in misura eccezionale all’inizio dell’emergenza sanitaria.