Se Giuseppe Conte dovesse votare a Roma per eleggere il sindaco e si trovasse costretto a scegliere tra il suo ex ministro dell’economia Roberto Gualtieri e l’uscente Virginia Raggi, cosa farebbe? Ora che l’ex presidente del consiglio è in procinto di diventare il leader del Movimento 5 Stelle, la domanda riguarda una possibilità concreta. Stuzzica un nodo politico non da poco per gli equilibri del M5S in vista delle amministrative della prossima primavera.

Luigi Di Maio continua a dire che coalizioni con il centrosinistra sono auspicabili ma che Roma sarà un eccezione alla regola, ma Raggi pare indebolirsi in seguito alla mutazione in corso nel M5S. Un soggetto ecologista stabilmente posizionato nel campo progressista, come l’ha voluto Grillo e come l’ha definito Conte, avrebbe qualche difficoltà in più rispetto al recente passato nel sostenere Raggi.

Tanto più che, e questa è cronaca degli ultimi giorni, in seguito alla nomina dell’assessore regionale del Lazio Alessandra Sartore a sottosegretaria all’economia nel governo Draghi, in giunta si è liberata una casella. Nicola Zingaretti ne approfitterebbe per allargare la giunta al M5S. Potrebbe consegnare a Roberta Lombardi un assessorato alla transizione ecologica, in linea con il nuovo corso nazionale del M5S. La cosa darebbe argomenti ulteriori a quelli che nel M5S romano chiedono che si dialoghi col Pd anche per il Campidoglio.

Tutto ciò a Roma è precluso dai cinque anni di amministrazione Raggi? «Il dialogo è possibile, anche se non è scontato né facile», dice Marta Bonafoni, consigliera regionale e animatrice dell’associazione Pop, che giusto venerdì ha organizzato un incontro con Angelo Sturni, consigliere comunale romano 5 Stelle tra i fautori dell’accordo. «Tutti riconoscono che è cambiato qualcosa fin dalla nascita del governo giallorosso – prosegue Bonafoni – E poi Raggi è partita in un modo e sta chiudendo in un altro, ha mantenuto solo due assessori della sua squadra. Arriva a fine mandato in uno scenario cambiato, anche se per noi è ancora impossibile da sostenere. Ed è impossibile non notare il dissenso interno ai 5 Stelle». Per tornare alla domanda dell’inizio: è un fatto che in molti dentro al M5S auspicano che Conte faccia endorsement per Gualtieri, a patto che il candidato sia davvero lui.

Soprattutto se le elezioni dovessero essere rinviate a dopo l’estate, Raggi potrebbe arrivarci logorata, non solo dal dissenso esplicito ma anche dalla freddezza che continua a raccogliere dentro un pezzo di 5 Stelle. «Ma oggi come oggi le uniche possibilità di convergenza riguardano il secondo turno – riflette ancora Bonafoni – Se tu per cinque anni fai la guerra, poi non puoi fare la pace tra il primo e il secondo turno. Devi preparare il terreno, anche perché quelli che votarono Raggi furono anche i nostri elettori. E alcuni non sono delusi o necessariamente pronti ad un’alternativa».