Lo scontro tra M5S e i Verdi italiani sull’ingresso dei primi nel gruppo dei Verdi al parlamento europeo conosce un’accelerata. Fino a ieri la tensione correva sottotraccia: i 5 Stelle lavoravano per approdare nella componente ecologista e i Verdi di Angelo Bonelli ed Eleonora Evi cercavano di sventare questa opzione, timorosi del fatto che questo approdo della vicenda pentastellata finirebbe per prosciugare l’acqua in cui nuota il partito.

Dopo la missione a Bruxelles di Conte di mercoledì, i Verdi hanno presentato alla sede dell’Associazione stampa estera di Roma un dossier con le ragioni per le quali il M5S non può considerarsi parte della famiglia green in Ue. Il documento di sedici pagine contiene molti dei passaggi della movimentata (e a volte controversa) storia del M5S negli ultimi dieci anni. Si va dal governo con la Lega alla gestione del caso Ilva, dalle passate posizioni No Euro all’alleanza con la destra di Nigel Farage a Bruxelles e Strasburgo. In sintesi, il M5S non sarebbe credibile né affidabile, visto che al governo non avrebbe rispettato gli impegni per l’ambiente e che «le decisioni che contano passano da una piattaforma digitale senza alcun controllo».

«Conte ha cambiato pelle più volte – dice il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli – Ai Verdi Ue diciamo di fare molta attenzione e per questo avvieremo un tour politico tra Berlino, Parigi e Bruxelles per spiegare alla stampa locale quanto questa scelta può essere determinante». L’ufficio di presidenza gruppo si riunirà entro un paio di mesi. «L’ingresso del M5S sarà deciso da un voto – aggiunge l’altra co-portavoce Eleonora Evi – il gruppo è sovrano ma la famiglia dei Verdi europei ha potere di influire su questa decisione». Come a dire: «Formalmente noi non abbiamo voce in capitolo ma sarebbe strano che decideste sulla nostra testa». Dal gruppo di Strasburgo assicurano: «Non è stato preso alcun impegno per alcun tipo di futura cooperazione nel parlamento europeo».

È un fatto però che proprio Evi venga dal M5S, per il quale era stata eletta in Europa. Da qui parte il contrattacco dei 5 Stelle. «Allo smemorato Angelo Bonelli ricordiamo che Evi è stata per ben cinque anni alleata di Nigel Farage al parlamento europeo e su di lui non ha mai espresso nessuna critica – dice l’europarlamentare Mario Furore – Evi è stata anche responsabile Europa di Rousseau ed è stata candidata ed eletta nelle file del M5S di Grillo e Casaleggio per ben due volte. La stessa Eleonora Evi nel 2016 si era espressa contro l’euro dichiarando che ‘Dovremmo liberaci dalle catene della moneta unica che tiene insieme paesi diversi’. Paradossale che l’accusatrice di oggi sia la colpevole di ieri». Fino la comunicazione dei 5 Stelle aveva la consegna di non rispondere per evitare di alzare polveroni. Adesso però interviene Conte in persona. «Io non ho capito se Bonelli ha più a cuore le sfide ambientali o la difesa di un interesse di partito – afferma l’avvocato – Sono tantissimi anni che fa politica, il consenso che raccoglie è modesto. Lo spazio politico per la tutela dell’ambiente e la difesa della biodiversità è immenso. Rivendicare un monopolio mi sembra fuori luogo. Tutta questa agitazione, con accuse anche false, non la capisco».

A complicare la questione, il fatto che il M5S può contare su tre parlamentari europei italiani eletti nelle sue liste e poi transitati nei Verdi stanno lavorando da dentro per l’adesione. E che proprio alle elezioni regionali del Lazio, scadenza che Conte ha fortemente polarizzato attorno al tema del termovalorizzatore di Roma, si presenterà in alleanza con la lista dei Progressisti ambientalisti sostenuta da politici che hanno un passato nei Verdi di rilievo, a partire dall’ex ministro Pecoraro Scanio.