Le urne digitali della piattaforma Rousseau si sono aperte ieri per scegliere il candidato premier e designare il «capo politico» del Movimento 5 Stelle. Oltre al superfavorito Luigi Di Maio, concorrono la senatrice Elena Fattori e altri grillini eletti in consigli comunali e assemblee di circoscrizione, che nei giorni scorsi hanno conosciuto i loro 15 minuti di notorietà riempiendo pagine di folklore politico dei notiziari. Sono gli outsider che per i pentastellati più allineati simboleggiano la vittoria della democrazia diretta («Ognuno di noi può essere presidente del consiglio») mentre per le voci critiche rappresentano semplici sparring partner messi lì a rafforzare la vittoria del predestinato Di Maio senza alcuna possibilità di impensierirlo.

L’esito ufficiale della consultazione, sulla quale hanno vigilato società esterne alla Casaleggio Associati, sarebbe pronto fin da ieri sera, ma è stato dato in custodia a due notai alla chiusura della votazione e verrà reso pubblico domani sera, dal palco della convention di Rimini «Italia 5 Stelle».

Si è votato con la paura degli hacker, che già nel corso dell’estate avevano reso palese la permeabilità dell’infrastruttura digitale gestita da Davide Casaleggio e sollevato alcuni problemi di privacy. In mattinata, c’è stato qualche momento di apprensione per le sorti della piattaforma Rousseau: numerosi iscritti denunciavano di non riuscire ad esprimere la loro preferenza. «Le prestazioni del sistema operativo Rousseau sono condizionate dall’alta affluenza in contemporanea che si sta registrando», ha annunciato il blog di Beppe Grillo in calce al post che annunciava l’inizio delle votazioni. Gli inconvenienti (e forse la bassa affluenza) hanno spinto lo staff a rinviare la chiusura del voto: doveva finire tutto alle 19, ma si è deciso di prorogare fino alle 23. Danilo Toninelli, considerato vicino a Di Maio, ha esultato: «Oggi si vota il candidato premier del Movimento 5 Stelle. È un momento storico!». Il deputato, che si occupa per i grillini di legge elettorale, ha anche formulato il suo appello al voto: «Dobbiamo votare per dare un messaggio forte a chi offende la rivoluzione di democrazia e partecipazione che stiamo conducendo – ha scritto su Fb – Soprattutto votiamo per noi stessi e per dare ancora più forza a un progetto il cui sangue vitale, il cui cuore pulsante, sono i cittadini e la loro partecipazione».

Al di là della retorica della partecipazione che anima da sempre i discorsi del M5S, il dato storico dell’affluenza alle urne digitali pentastellate non è particolarmente esaltante. In questi mesi ha oscillato tra il 20 e il 25% quando si trattava di approvare le indicazioni programmatiche espresse dai vertici. All’inizio dell’anno, invece, si dovevano ratificare alcune modifiche al regolamento del 2014. In quel caso le urne virtuali rimasero aperte per un mese intero, diversi personaggi hanno spinto perché gli iscritti votassero: si è raggiunta per poche centinaia di voti la maggioranza assoluta dei votanti. Lo stesso Toninelli auspica che questa volta sui circa 140 mila iscritti votino più della metà. «100 mila? Sarebbe un successo», ammette. Questa dell’affluenza è la vera incognita: al netto della storica pigrizia degli iscritti, potrebbe darsi che la scelta di non votare assuma un significato politico e venga interpretata come unica forma di protesta silenziosa di fronte alla decisione di presentare nei fatti un candidato unico e di consegnargli le chiavi del M5S.

La prima prova della tenuta del Movimento 5 Stelle sarà proprio a Rimini. «Grillo sarà con noi durante tutti e tre i giorni – annuncia Max Bugani, capogruppo in consiglio comunale a Bologna molto vicino a Casaleggio – Avrà come sempre libero accesso al palco». È confermato che ci sarà Roberto Fico, attorno al quale si va coagulando l’opposizione interna. Dovrebbe essere presente in uno degli eventi collaterali, nel contesto dei dibattiti allestiti nell’area della kermesse chiamata «Villaggio Rousseau», a relazionare sulle «Call to action», progetti allestiti su scala locale che dovranno sostituire i vecchi, e ormai incontrollabili, MeetUp dal quale generò il M5S delle origini.