Il nome di Armando Punzo rinvia ormai quasi obbligatoriamente all’incontro tra teatro e carcere: da più di trent’anni ha lavorato, assieme ai detenuti che vi sono rinchiusi (e che spesso sono poi soggetti a forzata mobilità), a costruire una realtà teatrale che trasformasse in «palcoscenico» aperto i cospicui muri della fortezza medicea di Volterra. Un lavoro che ha usato, lambito, approfondito tanti elementi della scena, del pensiero, e dell’utopia. Quest’anno però, dopo la tradizionale settimana di repliche dello spettacolo nel cortile del carcere, ha deciso di portare fuori, in maniera organica, la visibilità di quella esperienza. Così, con la collaborazione (che sarebbe certo riduttivo definire semplicemente tecnica o organizzativa) di Cinzia De Felice, ha pensato a un vero e significativo itinerario nel tessuto più vivo attorno a Volterra, «prima capitale della cultura» in Toscana.

Un luogo magico a suo modo, che dopo esser stato dei Medici e poi dei granduchi di Toscana, porta ora il segno inequivocabile della modernità grazie a Pier Luigi Nervi che l’ha ristrutturato nel secolo scorso.

CON I SUOI «ATTORI» ha partecipato proprio ieri sera da ospite al tradizionale concerto annuale di Andrea Bocelli a Laiatico, e prima erano andati nel teatroverde di Peccioli, ora trionfo della natura grazie all’intervento della regione, dopo essere stato a lungo sede di una discarica. Ma l’appuntamento forse più significativo, oltre che estetico, è stato probabilmente quello nella antica Salina di Volterra, un complesso enorme rilevato dai privati dopo la fine del monopolio statale, che sfrutta i sottostanti giacimenti di salgemma. Un luogo magico a suo modo, che dopo esser stato dei Medici e poi dei granduchi di Toscana, porta ora il segno inequivocabile della modernità grazie a Pier Luigi Nervi che l’ha ristrutturato nel secolo scorso. Un luogo meraviglioso, forse anzi magico, quando dall’alto si apre la cascata del sale finissimo che scende a pioggia. In quel contesto anche le immagini, e le parole, che gli attori ci avevano elaborato e rivolto lo scorso anno (e che pure hanno ricevuto un ulteriore contributo di varietà e di senso) suonano diverse. Nella concretezza di quell’elemento naturale che ci ricopre dal cielo, cambiano proiezioni e rapporti.

UNA FORMA inconsueta di spiritualità (non religiosa, anzi molto concreta) abbraccia gesti, movimenti, e sforzi e dolori. Punzo corre sorridente da una all’altra delle sue creature, senza invaderle, anche perché loro sono intenti a coordinare la propria indefettibile fisicità. Avvolti nei bei costumi che Emanuela Dall’Aglio ogni volta si inventa, ma ancora una volta intenti a vincere ogni regola di fisica resistenza e precisione, ognuno imbarcato in imprese «disperate» (come bilanciare con le dita enormi parallelepipedi metallici di tubi incastrati), e continuare a sorridere nello sforzo sovrumano di tenerli in equilibrio. Mondi e storie lontane si intrecciano e si toccano in quelle che quest’anno sono indicate come Naturae, la valle della Permanenza. Restano certo i dolori, le insicurezze, le costrizioni. Ma possono entrare a far parte del sale della vita.