Mauro Lusetti, presidente di Legacoop, il sottosegretario Vito Crimi definisce una «fakenews» il fatto che le cooperative non siano state invitate agli Stati generali dell’informazione e dell’editoria da lui convocati. Come risponde?

Siamo stati invitati, sì, ma come ospiti, non come relatori. Oltre alle orecchie per sentire, vogliamo usare anche la parola e quindi agli Stati generali vorremmo intervenire. Al momento pare che non lo potremo fare e ci sembra molto grave.

Come volete intervenire, sempre che vi sia permesso da Crimi?

Vorremmo poter dire che in questo paese c’è un problema molto serio di concentrazione di grandi gruppi editoriali e che Legacoop, tramite la sua associata CulTurMedia, insieme a tutte le realtà cooperative associate in Alleanza delle Cooperative Comunicazione, ha un ruolo di salvaguardia di un pezzo importante dell’informazione nazionale e locale. Cooperative e piccoli editori indipendenti che tengono viva la voce di un pezzo di società che diversamente sarebbe silenziata. Con il taglio del finanziamento pubblico molte di queste realtà rischiano di morire; si avrebbe un’informazione monocorde non certo coerente con quanto previsto dall’art.21 della Costituzione.

Che cosa contestate del taglio al fondo per il pluralismo nell’editoria che sarà azzerato in tre anni? Dopo decenni di tagli continui la riforma Lotti aveva dato un minimo di stabilità e trasparenza al settore.

La cosa più fastidiosa è che si discute, si decide e su questo le cooperative pianificano la loro attività e puntualmente ogni anno con la finanziaria tutto viene messo in discussione. L’incertezza è l’elemento che danneggia di più le cooperative, non solo nell’editoria.

Questa volta ci troviamo però davanti a una battaglia ideologica del solo M5S visto che nemmeno la Lega era d’accordo sul taglio totale del fondo e si sarebbe convinta in cambio del via libera al Terzo Valico.

È una battaglia ideologica di cui non capiamo le finalità. Un movimento che fa della rete, della partecipazione democratica la sua battaglia portante come può con le sue scelte favorire la creazione di monopoli editoriali e ridurre gli spazi di democrazia e pluralismo?

Pensa sia possibile trovare strade alternative al fondo?

Non lo so, la nostra richiesta è che vadano finanziate non solo le cooperative ma tutti i piccoli editori indipendenti. Il mercato editoriale negli ultimi anni è stato stravolto e anche per questo è folle togliere una forma di finanziamento proprio ora. Noi siamo aperti al confronto e non siamo innamorati delle nostre proposte ma finora ci è stato negato anche il confronto: manca il presupposto per trovare una mediazione. Per altro era stato richiesto con insistenza un tavolo anche prima dei recenti tagli. Se il sottosegretario smette di avere un atteggiamento di chiusura, noi siamo pronti.

Fra i relatori agli Stati generali è stata chiamata la Anso – associazione nazionale stampa online – la cui rappresentatività è di certo molto minore rispetto alla cooperazione.

Non voglio sminuire nessuno, ma, più in generale, con l’attuale governo ci siamo già trovati in questa situazione: ci sono tavoli con 40 sigle in cui si invita e si esclude chi si vuole a prescindere dalla rappresentatività. Sono meravigliato dal dato che la cooperazione e altre realtà no profit che rappresentano tanti giornalisti e poligrafici non siano fra i relatori. Credo sia necessaria subito una legge sulla rappresentanza in tutti i settori: a discutere con il Governo devono essere le associazioni realmente più rappresentative.