Antropologo, scrittore, appassionato redattore di diari di viaggio, autore di una biografia – Il collezionista di mondi, Ponte alla Grazie, sull’esploratore Richard Burton – che ha scalato le classifiche di vendita nel paese, la Germania, dove si è rifugiato dopo essere fuggito dalla Bulgaria «socialista», Ilija Trojanov si misura con la crisi che sta rivelando, queste le sue conclusioni, una tendenza suicida dell’economia di mercato. Infatti, il capitalismo sta rendendo superfluo l’essere umano, ridotto a merce di scarto, da rimpiazzare ogni volta che la sua disponibilità al consumo diminuisce o quando le sue energie fisiche e intellettuali hanno una pur lieve flessione (L’uomo superfluo, Nutrimenti, pp. 94, euro 10). Ma sono merci da scartare anche molti giovani che, freschi di diploma o laurea si presentano sul mercato del lavoro: per loro ci sono i mini-jobs introdotti in Germania. Una forza-lavoro usa e getta, che ha garantito alla Germania di mantenere alta la produttività e di disporre una fanteria leggera da mandare in produzione a qualsiasi condizione.
Un quadro sconfortante, quello tratteggiato da Trojanow. Il suo è un libro che non si concentra sulla logica al capitalismo, dove la crisi è immanente al suo sviluppo. Né è un pamphlet sulle conseguenze negative della globalizzazione. Certo, forti sono le influenze delle tesi di Zygmunt Bauman sulla fabbrica degli «scarti umani». E tra le righe emerge anche una forte empatia con le teorie della decrescita. Tutti elementi già ampiamente sviluppati da altri teorici. L’uomo superfluo presenta elementi interessanti quando si sofferma sulla gestione della crisi in Germania e quando evidenzia i meccanismi tesi a costruire il consenso attorno a politiche sociali costituenti su una gerarchia sociale dove uomini e donne sono tutti potenzialmente superflui.
Dei mini-jobs, la saggistica si è ampiamente occupata. Poco, però, è stato detto su come la loro diffusione stia ridefinito le relazioni sociali in Germania. Da una parte, il mercato del lavoro subisce una spaccatura verticale: da una parte un lavoro salariato a tempo indeterminato; dall’altra un numero sempre più alto di precari, che vivono con un salario decurtato e che devono sempre più adeguarsi a delle norme che impongono l’accettazione di qualsiasi lavoro per continuare ad accedere ai servizi sociali. La saggistica descrive tutto ciò workfare. Evidente che le conseguenze siano una minore disponibilità dei precari tedeschi al conflitto sociale e sindacale.
Gli uomini che resistono a tale deriva devono quindi vedersela con una società di zombie. Pregevole è infatti la parte dedicata alla fortuna che hanno film sui vampiri e sugli zombi.
I vampiri e gli zombie sono la parte di popolazione che vuole difendere lo status quo. Chi resiste sono coloro che non vogliono diventare superflui. L’uomo superfluo non è dunque il perdente, bensì il resistente, che a partire dalla propria condizione può sovvertire l’ordine delle cose esistente.