Nel corso di un incontro a Roma nel 1977 disse che non c’era da preoccuparsi del terrorismo nero. «Mi fa ridere», aggiunse. Ora il suo nome compare nell’atto di accusa della Procura generale di Bologna tra i mandanti e i finanziatori della strage del 2 agosto 1980, materialmente eseguita da neofascisti, la più grave di tutta la storia del Paese. SI TRATTAVA di Federico Umberto D’Amato, a fine anni Sessanta il «più potente funzionario degli apparati di sicurezza italiani». Così lo definisce Giacomo Pacini nel suo La spia intoccabile. Federico Umberto D’Amato e l’Ufficio Affari riservati (Einaudi, pp. 265, euro...