Neanche lui la chiama «epurazione». E non se «la prende nemmeno tanto». Giampiero Castano da venerdì scorso è «un uomo libero». A 65 anni ha passato gli ultimi 11 al ministero dello Sviluppo economico a gestire i tavoli di crisi aziendale con governi di qualsiasi colore, «da Scajola a Zanonato, tanto per citare i peggiori di entrambe le parti».
La notizia della «mancata conferma del suo contratto di collaborazione» ieri ha fatto il giro dei siti, affibbiandoli il titolo di «mister 130 tavoli» – «neanche fossi un organizzatore di matrimoni», commenta incredulo e divertito. «La cosa che mi è un po’ dispiaciuta e non aver avuto neanche un saluto, una comunicazione, ma è tutto più che lecito», sottolinea da signore qual è considerato da tutti. Troppi i dissidi con Giorgio Sorial, l’uomo che ha già preso il suo posto. Parlamentare nella scorsa legislatura, non rieletto, il bresciano di origine egiziana è formalmente il vicecapo di gabinetto del ministro Di Maio ma già da giugno presiede ogni tavolo di crisi, l’ultimo dei quali insieme è stata quella Industria Italiana Autobus per cui Sorial si è inventato un aumento di capitale a 6 mesi per un socio sconosciuto.
I due non si sono mai presi, sebbene Castano glissi sull’argomento: «Il mio è un ruolo prettamente tecnico, io ho lavorato con governi di qualsiasi colore e anche in questi mesi la collaborazione è stata proficua». Allo stesso tempo però arriva una critica «altrettanto tecnica»: «Se con ogni governo il ministro, il vice o il parlamentare interessato territorialmente dalla crisi aziendale la prendeva in mano, con l’attuale governo ho assistito a troppe soluzione di breve periodo, quasi elettoralistiche», si sfoga Castano. «Fra poco ci sono le elezioni in Sardegna? Si va in Sardegna a risolvere tutte le crisi in un colpo solo. Io non sono abituato a lavorare così, in questi anni bene o male abbiamo sempre cercato di dare una soluzione sistemica ai problemi: negli anni 2008-10 abbiamo lavorato ad allargare la cassa integrazione, negli anni seguenti abbiamo impostato una serie di norme per favorire la reindustrializzazione e negli ultimi anni abbiamo puntato sulla innovazione. Ora invece si guarda solo al breve periodo, a risolvere con qualsiasi mezzo possibile».
Un’altra volta in vita sua Castano fece notizia. Era l’ottobre del 2000 e da segretario nazionale Fiom con delega all’informatica passò immediatamente a capo del personale della Olivetti Lexikon, guidata da Corrado Ariaudo. Poi nel 2007 l’approdo al Mise dove ha inventato l’Unità di crisi, apprezzato per l’obiettività da sindacati e imprese. A parte la triste vicenda Almaviva Roma con 1.666 licenziamenti con Calenda e Bellanova, «la vertenza risolta di cui vado più fiero è la Bridgestone di Bari nel 2013: i giapponesi l’avevano già chiusa e noi riuscimmo a farla riaprire con tutti gli 800 lavoratori. La peggiore invece è Termini Imerese: Scajola si impuntò a sostituire la Fiat nel 2009 incaponendosi sulle auto e fra Di Risio, i cinesi e le auto elettriche, ancora non è stata risolta».