L’universo minimale di Yasmine Hamdan
Note sparse Un piccolo gioiello questo album dove l'artista libanese remixa tracce dal suo album «Jamilat» con l'aiuto tra gli altri di Acid Araba, Shed, Cubenx
Note sparse Un piccolo gioiello questo album dove l'artista libanese remixa tracce dal suo album «Jamilat» con l'aiuto tra gli altri di Acid Araba, Shed, Cubenx
Piccole epifanie sonore del «cut ’n’ paste» sonoro. Si prende un disco che già ha di per sé sostanziosi motivi di fascino, lo si trasforma in qualcos’altro, senza perdere una stilla dell’eccellenza originaria. Lo ha fatto Yasmine Hamdan, che forse qualcuno ricorderà in una delle formazioni più innovative della world music in salsa libanese di un ventennio fa, i Soapkills. Da allora Yasmine, base parigina, via dalle pazze guerre, ha camminato sulle sue gambe: incontrando per il suo secondo disco, Al Jamìlat, notevoli collaboratori che hanno strutturato per lei un suono minimale e infiltrato di trip hop, gente come Steve Shelley dei Sonic Youth e Shahzad Ismaily, già con Lou Reed e Laurie Anderson. Ora l’asticella si sposta ancora più in alto: Jamìlat Reprise comprende nove tracce dal disco originario, trattate da gente come Acid Arab, Shed, Olga Kouklaki, Cubenx, Brandt Brauer Frick.
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