Howard Phillips Lovecraft è sempre stato il mio scrittore «cattivo» preferito. I suoi racconti sono pieni di cliché, di razzismo ed esiste sempre la possibilità che i personaggi impazziscano nel momento in cui HP decide di non avere più una storia da raccontare. Ma i migliori – come «Il colore venuto dallo spazio», «Il richiamo di Cthulhu», «L’orrore di Dunwich» e il suo romanzo «Le montagne della follia» – sono anche bellissimi. Io ho scoperto H.P. Lovecraft all’età di 13 anni. Per me era il JRR Tolkien dell’orrore. Nonostante i suoi limiti, riuscì a creare un linguaggio tutto suo – con parole come «eldritch» e «tentacoli» spesso utilizzate – ma anche un suo universo e una sua storia cosmica. Come rivela Neil Gaiman nel documentario «Lovecraft: Fear of the Unknown», la sua visione rivoluzionaria voleva cambiare la letteratura dell’orrore. Prima di lui c’erano i racconti di fantasmi che alla fine rivelavano un certo moralismo: l’assassino che sente il cuore della sua vittima, il fantasma che perseguita il barone crudele.

L’universo ha una coerenza morale. Attraverso il suo mithos Cthulhu Lovecraft dipinge invece un universo completamente indifferente all’umanità: un misoteismo, cioè un odio nei confronti della divinità. Ci sono creature sovrannaturali e antiche che giacciono addormentate e nascoste e se noi le svegliamo – sarà la nostra fine.

Il primo adattamento cinematografico è avvenuto per mano del maestro del cinema a basso costo Roger Corman. Nel 1963, «The Haunted Palace» fu basato su il racconto lungo «Il Caso di Charles Dexter Ward. Corman voleva un film che avesse lo stesso successo della serie di film ispirati da Edgar Allan Poe da lui prodotta. Infatti al film fu proprio dato il titolo di «Edgar Allan Poe’s Haunted Palace», ciò nonostante, il film rimane abbastanza fedele alle idee di Lovecraft. Corman usava Lovecraft un altro paio di volte ma senza trovare il successo che è arrivato con i suoi più famosi adattamenti di Poe.

Tuttavia Lovecraft sembrava destinato ai film di exploitation. Nei anni ottanta, Il Re-Animator, prodotto dal maestro schlock Brian Yuzna esci: una commedia insanguinata che ha davvero poco a che fare con la novella originaria. C’erano anche dei sequel e poi «From Beyond – Terrore dall’ignoto» nel 1986.

Mentre i film che hanno preso Lovecraft come punto di riferimento sono i più riusciti. Come le opere del messicano Guillermo del Toro o «La Cosa» di John Carpenter del 1982. E il film più recente «The Void-Il Vuoto» scritto e diretto da Jeremy Gillespie e Steven Kostanski è ora nelle sale. Qui si trova l’oscurità lovecraftiana, la paranoia, il senso di insignificanza dell’uomo di fronte ad un universo ostile e freddo e la cosa più importante: i tentacoli.