Immaginate di voler raccontare, con un’opera, l’enormità e la complessità del cosmo. È partito da qui (l’ambiziosissimo) progetto di Alessandro Zannier, leader degli Ottodix, con Micromega. Il musicista trevigiano, che è anche artista visivo (oltre che autore di una raccolta di racconti, I fantasmi di Ottodix, uscita nel 2013 per celebrare il decennale della band) nei suoi dischi ha sempre lavorato a concept densi e concettuali, espressi in musica da un pop elettronico elegante, dagli umori darkwave.

Alla musica ha sempre affiancato una ricerca artistica a tutto tondo (ha al suo attivo collettive internazionali al fianco di Ai Wei Wei, Maurizio Cattelan, Michelangelo Pistoletto). E Micromega fin dall’inizio è stata pensata più come un’installazione che come un disco, prova ne sia che l’anteprima è stata nell’estate 2016 a Pechino in occasione della Biennale Italia Cina.

Micromega, nome ispirato da una novella di Voltaire, vuole essere una sorta di «enciclopedia visionaria, di stampo neo-illuminista». Dalle particelle subatomiche ai sistemi di galassie, Ottodix esplora l’universo in nove livelli (e altrettante tracce), al cui centro c’è l’uomo, con il brano Micromega Boy (primo singolo, seguito da Planisfera). In una prospettiva tutt’altro che antropocentrica, dove anzi l’uomo è parte integrante di un tutto affascinante per la sua armonia.

Fin qui il disco. Poi c’è il live, performance multimediale, dove ad accompagnare la voce di Zannier ci sono le installazioni realizzate dall’artista, la storica band (chitarra, batteria elettronica, synth) e un quartetto d’archi, in un interessante intreccio di sonorità elettroacustiche. Infine c’è l’espansione più originale, il sito Micromegaproject.com. In questa piattaforma online, ciascuno dei nove livelli (i diversi ordini di grandezza della materia) è diviso in satelliti, che rimandano a informazioni scientifiche e link esterni.

Ognuno corrisponde a una nuova versione della traccia principale, dodici rivisitazioni a brano, per un totale di 117 (!) pezzi. Impresa immensa e un po’ folle, in cui Ottodix si è cimentato facendosi aiutare dai numerosi ospiti, da Madaski degli Africa Unite, a Flavio Ferri dei Delta V (che è anche produttore del disco), a Tommaso Mantelli (in arte Ama) dei Captain Mantell, fino ad Alessandro Vagnoni, batterista di Bologna Violenta. Sfida per l’ascoltatore che abbia l’ardire di perdersi in territori davvero sconfinati.