Quella di ieri è stata una giornata cruciale per la salute di tutti coloro che vivono nell’Unione europea: gli standard di qualità dell’aria sono stati rivisti e la Commissione europea ha pubblicato alcune proposte sull’allineamento di tali standard con le ultime indicazioni del mondo scientifico. Secondo il progetto di direttiva, il valore limite annuale di uno degli inquinanti più nocivi, il particolato PM 2,5, deve essere abbassato dagli attuali 25 a 10 microgrammi per metro cubo, con l’obiettivo di ridurre del 75 per cento la mortalità ad esso legata entro il 2030. L’ obiettivo della Commissione è arrivare all’inquinamento zero entro il 2050. La Direttiva prevede, inoltre, disposizioni che consentono ai cittadini che subiscono danni alla salute a causa dell’inquinamento atmosferico di essere risarciti in caso di violazione delle norme comunitarie, e di essere rappresentati da organizzazioni non governative in azioni collettive per il risarcimento dei danni.

Nel settembre 2021, infatti, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha pubblicato le linee guida aggiornate , ovvero le raccomandazioni sui limiti, basati sulle evidenze degli effetti sulla salute, per le concentrazioni dei principali inquinanti atmosferici (PM2,5, PM10, ozono, biossido di azoto, biossido di zolfo, monossido di carbonio). Questi nuovi limiti sono più rigorosi di quelli precedenti, in quanto nuove ricerche hanno confermato che anche livelli molto bassi di inquinamento atmosferico non possono essere considerati sicuri.

È bene ricordare che l’inquinamento atmosferico è, sempre secondo l’Oms, la seconda causa di morte per malattie non trasmissibili dopo il fumo di tabacco. Studi recenti, inoltre, sottolineano soprattutto la vulnerabilità dei bambini, nei quali l’esposizione all’inquinamento atmosferico nei primi anni di vita può avere conseguenze sulla salute per tutta la durata della vita.

DUNQUE, UN INTERVENTO per ridurre l’inquinamento atmosferico rappresenterebbe una grande opportunità per proteggere la salute con effetti positivi anche sul riscaldamento globale. L’inquinamento atmosferico causa ogni anno 7 milioni di morti premature in tutto il mondo di cui 400 mila solo nell’Unione europea. La mortalità evitabile attribuibile ai principali inquinanti atmosferici in Italia è, quindi, pari a più di 80 mila casi all’anno.

La nuova direttiva europea sugli standard in materia di qualità dell’aria ha, dunque, un enorme potenziale: può portare alla riduzione dell’insorgenza e della gravità di numerose malattie croniche e diminuire i decessi prematuri. I nuovi standard, infatti, possono proteggere tutti, ovunque, ma soprattutto i più vulnerabili (bambini, anziani, persone con difficoltà socio-economiche).
La proposta sarà trasmessa al Parlamento europeo e al Consiglio, dove ciascuno dei due soggetti sarà invitato ad esprimere la propria posizione sulla bozza della Commissione. In seguito, trovato l’accordo, i due entreranno nella fase del trilogo, dove Commissione, Parlamento e Consiglio negozieranno una versione comune del testo che, una volta concordato, diventerà legge dell’Ue. Una volta che la nuova direttiva sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale europea, dovrà essere recepita nel diritto nazionale e quindi iniziare ad essere attuata in modo efficiente.

L’UE POTREBBE ESSERE il primo continente al mondo a trasformare in legge le nuove raccomandazioni dell’Oms e questa sarebbe una straordinaria occasione per essere leader nel mondo per la salute e l’ambiente.
Ancora c’è un enorme divario tra le leggi e ciò che dice la scienza. Basti pensare che, negli ultimi dieci anni, sono stati pubblicati 40 mila studi che dimostrano il collegamento tra inquinamento atmosferico e danni per la salute e la produzione di queste prove è in costante aumento. Gli attuali standard di qualità dell’aria dell’UE si basano però su una revisione delle prove che risale all’inizio degli anni 2000 e, infatti, non sono stati aggiornati dal 2008.

La vicepresidente nazionale di Isde ( Associazione medici per l’ambiente) Maria Grazia Petronio ha dichiarato: « Il ritardo dell’Ue in materia di protezione della salute dall’inquinamento atmosferico deve essere colmato con urgenza. La comunità sanitaria e numerose associazioni, tra cui Isde, chiedono ai legislatori dell’Ue di perseguire il pieno allineamento tra la normativa europea e le linee guida dell’Oms per quanto riguarda i valori limite dei principali inquinanti che caratterizzano la qualità dell’aria, tenendo anche conto delle ultime evidenze scientifiche disponibili. Come Isde auspichiamo che il nuovo governo prenda posizione e faccia propria l’esigenza di agire subito per ridurre l’esposizione dei cittadini all’inquinamento atmosferico sia adottando standard di qualità dell’aria più cautelativi per la salute sia agendo a monte sulle principali cause note delle emissioni ovvero cercando strategie alternative e meno inquinanti per i trasporti, le fonti energetiche e il settore agroalimentare, con un’attenzione particolare alla tutela del suolo e delle aree verdi. Il settore sanitario svolge un ruolo fondamentale nella rilevazione e nella gestione degli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico e, pertanto, deve essere coinvolto nella scelta delle strategie tese a minimizzare l’esposizione dei cittadini. I medici svolgono, altresì, un importante ruolo educativo nei confronti dei pazienti e possono, se opportunamente formati, costituire un importante veicolo di informazioni utili ad aumentare la consapevolezza dei cittadini e ad orientare le loro scelte nella direzione della sostenibilità e della salute».

LE COMPETENZE DEL SETTORE SANITARIO in qualsiasi tema correlato alla salute sono fondamentali per favorire un cambiamento positivo nei risultati di salute della popolazione. Negli anni passati sempre più professionisti sanitari, pazienti e organizzazioni mediche hanno espresso il proprio parere sull’impellente necessità di migliorare la qualità dell’aria e hanno messo a disposizione le loro competenze.
L’Ue dovrebbe inoltre prevedere una revisione e un aggiornamento periodici della legislazione sulla qualità dell’aria e, insieme agli Stati membri, elaborare strategie più efficaci di attuazione, così da evitare in futuro il persistere di scostamenti significativi tra i valori normativi e quelli effettivamente rilevati.

La Commissione europea dovrebbe adottare misure per standardizzare il sistema di allerta per l’inquinamento atmosferico in tutta l’Ue e le informazioni dovrebbero anche essere tarate per specifici gruppi vulnerabili della popolazione, come quelli che vivono con malattie respiratorie croniche, malattie cardiovascolari e diabete. Le soglie di allerta sono uno strumento essenziale per proteggere le persone, in particolare i gruppi più fragili, durante periodi di più forte inquinamento.

L’entità dei danni sanitari è tale in termini di mortalità e malattie che non è possibile ignorarli, in termini di sanità pubblica si tratta di una priorità assoluta.

* Giornalista ambientale e responsabile comunicazione Isde Italia