«Non ci sono superstiti. Equipaggio e passeggeri andati». Quando il ministro venezuelano Jesse Chacon, commosso, spaventato, annunciò il disastro che coinvolse l’MD-80 diretto a Martinica da Caracas, Cristophe aveva 29 anni. E la sua vita non fu mai più come prima. Su quel bireattore infatti c’erano, tra gli altri, la signora Chassol e suo marito, sassofonista amatoriale e padre di Cristophe, pianista e compositore classe 1976, fautore dell’ultrascore, genere nel quale la reiterazione di filmati costituisce la base ritmica e melodica per le armonizzazioni del reale.

Chassol, dopo essere passato dall’Italia in maggio, tornerà a luglio, nell’ambito della stagione artistica dell’institut français per la rassegna «La Francia in scena». Dal vivo la sua musica ha un forte potere immaginifico. «Mi sono ripromesso che avrei scaricato il dolore di quella morte improvvisa lavorando a opere meravigliose. Grazie alla musica ho superato questo dramma».Gli studi accademici per lui si concludono alla Berklee. Si mischiano a una certa propensione creativa, facendo del parigino un professionista ad ampio spettro. Ancora giovane inizia a scrivere per i pubblicitari, fa le trascrizioni e compone per le commedie teatrali, mescola il conservatorio – studia Stravinsky e Steve Reich – ai riti pagani: il punk dei Sex Pistols, il jazz di Miles.

Ma è col cinema il suo più grande flirt. «Morricone è come un Dio per me, ascolto la sua musica da quando avevo 12 anni. Andando a vedere Hateful Eight ho provato un sentimento adolescenziale come non mi accadeva da molto tempo. Durante la sigla, quando la telecamera gira intorno alla croce nella neve su questo tema intelligente, formidabile, cupo e ironico creato su una manciata di note ben strutturate, non facevo altro che saltellare sulla mia sedia. Il mio compositore preferito e il mio regista preferito, insieme». Poco più di undici anni fa la tragedia, i genitori tornavano dai loro parenti nella Martinica, Cristophe l’ha superata pubblicando tre album per la Tricatel di Bertrand Burgalat e un’affascinante visione di world music, difficile da comprendere, ma d’impatto immediato.

«Ho sempre letto che Miles Davis si disperava quando i giovani i giovani borghesi bianchi andavano ai suoi concerti, preferiva il pubblico afroamericano, a loro voleva rivolgersi. In questi tempi la sociologia del pubblico di un concerto è più complessa, più mescolata, meno categorizzante. Oggi l’unica cosa che conta è suonare bene». Toccare con mano è semplice: basta un giro su Youtube, tra i suoi filmati virali. Magari gli esercizi sulle orazioni politiche. Di Barack Obama a New York, per esempio, o dell’ex ministro della giustizia francese Christiane Taubira, in un discorso a suffragio dei matrimoni omosessuali. «Una piccola donna nera estremamente brillante, la politica più brillante che abbia potuto osservare», racconta. Musica, per le sue orecchie. Il punto più alto Chassol lo raggiunge viaggiando. A Calcutta ha dato vita al suo Indiamore (2013). Esplora invece la terra dei suoi genitori, le Antille, per Big Sun (2015). Poi torna in studio, sempre.

Con gli hard disk pieni di riprese sparse che inizia a montare tra loro. Si poggia sul fender Rhodes, e inizia il duetto. Il piano si muove in verticale. Frame dopo frame. Da ogni suono, ogni movimento, nasce un’armonia. «Tutto può essere interessante da armonizzare, qualsiasi cosa. Ma ammetto di essere molto attento a non estetizzare la violenza o la miseria. Se i film che realizzo partissero da scene di guerra o attacchi terroristici non riuscirei a metterci la stessa passione. Mi occupo di musica, i miei riferimenti sono solari, è vero. Anche se si può amare un film di Jason Statham o Full Metal Jacket. Il mio è ultrascore». A dieci anni dall’inaugurazione di questo progetto che porta in tour insieme a Lawrence Clais alla batteria e all’immancabile maxischermo, Cristophe studia le mosse future.

«Per il prossimo lavoro sono seriamente interessato a uccelli, lupi, cervi. Quindi sto studiando molti etologi e i film di Attenborough». Quando nel 2017 rappresenterà la Francia alla biennale di Venezia, avrà dalla sua la spinta del pop, dato che Frank Ocean avrà smesso di posticipare l’uscita del suo nuovo album, nel quale Chassol ha suonato molto. Allora, dalla nicchia in cui si muove ora, lo sentiremo alle prese con un quasi certo disco di platino.