Il tornado Mose non si placa. A Montecitorio, Giancarlo Galan smonta il “teorema” della Procura. Poco dopo nell’aula di Ca’ Loredan cala definitivamente il sipario sull’amministrazione Orsoni di Venezia: commissario con 40 milioni da trovare. A Padova, nel giorno dell’insediamento pubblico del leghista Massimo Bitonci dagli spalti del palasport rimbalza l’eco dei verbali con il nome di Flavio Zanonato. E a Vicenza si continua a tremare dopo il tentato suicidio nel carcere di La Spezia di Roberto Meneguzzo, ad di Palladio Finanziaria, ora ai domiciliari.

Il “doge” berlusconiano ruggisce da par suo: il 13 giugno gli avvocati Niccolò Ghedini e Antonio Franchini avevano rinnovato la richiesta di interrogatorio; il 18 il procuratore Luigi Delpino e l’aggiunto Carlo Nordio hanno respinto l’istanza. Così ieri il deputato di Fi (ex governatore del Veneto e due volte ministro) ha anticipato pubblicamente la controffensiva che continua domani nella giunta per le autorizzazioni a procedere sempre in base alla memoria difensiva di 500 pagine. «La Guardia di Finanza ha fatto un lavoro scadente. Non mi sento perseguitato dai magistrati. Ritengo che siano stati indotti in errore. Voglio sperare che i colleghi della giunta si leggano bene le carte». Ai 16 faldoni dell’inchiesta Mose, con le accuse di Giovanni Mazzacurati (presidente del Consorzio Venezia Nuova), Piergiorgio Baita (al vertice di Mantovani Spa) e Claudia Minutillo (ex segretaria di Galan poi amministratrice di società), replica punto per punto con le sue carte in tavola. E’ sopravvissuto al “ciclone mediatico” e si proclama innocente. In tre settimane di silenzio, ha lavorato soprattutto sui numeri. Dal 2000 all’anno scorso la Finanza ha certificato i conti di Galan e della moglie Sandra Persegato: “rosso” per un milione 281 mila 552 euro e 64 cent. Con un deficit finanziario pari a 1,2 milioni nel 2007. Il diretto interessato ammette l’anno di “difficoltà” (meno 1,140 milioni), ma oppone un attivo totale di 702.895 euro e 66 cent.
E la famosa firma sul conto di San Marino? «Qualcuno l’ha falsificata: una grafia molto femminile…». Le barche? «Due, da pesca: una di 7,4 metri del 1993 e l’altra di 8,4 del 2001». La villa con barchessa a Cinto Euganeo? «E’ stata acquistata nel 1999 a un’asta giudiziaria e io l’ho comprata nel 2005 a poco meno di un milione dal dentista di Pantelleria che aveva speso 300 milioni di lire. Baita racconta frottole sui lavori di ristrutturazione: erano finiti nel 2007, tant’è che ci ha dormito Berlusconi in occasione del mio matrimonio». Galan snocciola le 4 auto di proprietà, l’elenco delle società e il resto del patrimonio tutto made in Italy. E sbotta: «Il Mose è un’opera statale. Avrei preso 900 mila euro per il rilascio del parere della commissione di salvaguardia nel 2002 e mi avrebbero dato i soldi nel 2006. Ora, si è mai vista una tangente pagata quattro anni dopo? E poi io sono un grande sostenitore del Mose. Sono convinto che sia l’opera di ingegneria idraulica più avanzata della storia dell’umanità». Due chiose sintomatiche: «Consideravo l’ingegner Mazzacurati un mito, come Negrelli del canale di Suez. Ma in 160 mila pagine non c’è nemmeno uno che dica che mi ha dato un euro».

E dopo l’elogio di Renato Chisso, arrestato da assessore regionale, sibila: «Nel memoriale c’è un capitolo dedicato alla Minutillo, con omissis. Perché ne voglio parlare con i magistrati. La assunsi dopo che era stata licenziata dall’onorevole Paolo Scarpa Bonazza Buora. Efficiente, gran lavoratrice, riuscì a farsi assumere. Dico solo che la mandai via per l’antipatia che aveva con mia moglie ma la verità è che era antipatica a tutti. Nessuno la sopportava. Avevo la segretaria più lussuosamente vestita dell’emisfero boreale. Il giorno in cui la vidi con un cappotto di Chanel da 16 mila euro, eh, per la Madonna qualche dubbio mi è venuto. Dopo tutto quello che ha fatto ha ottenuto un patteggiamento di un anno e quattro mesi e ora si fa fotografare sulla tolda di una nave».

Nel pomeriggio, Venezia galleggia verso le elezioni anticipate. Spetterà al Viminale scegliere il commissario nella terna indicata dalla prefettura. Finisce male la parentesi di Giorgio Orsoni, che ha patteggiato il “contributo fuori sacco” e chiamato in causa i vertici del Pd. Non si è presentato in aula, dove i contestatori e gli esponenti del M5S si sono fatti notare…

Non va meglio a Padova, città dei commercialisti al servizio dei “cannibali” e delle larghe intese sussidiarie. Già nelle 711 pagine dell’ordinanza dei magistrati veneziani comparivano i nomi di Zanonato, dei rettori Vincenzo Milanesi e Giuseppe Zaccaria e del factotumMario Acampora: il progetto di nuovo ospedale era nel mirino del Cvn. Ora affiora un altro imbarazzante particolare: Pio Savioli, uomo delle coop, ammette con gli inquirenti di aver regalato 30 mila euro di lavori di asfaltatura al Comune. Era la pista in Prato della Valle che ospitò la “staffetta del Guinness” il 17 e 18 giugno 2011 con 4.531 corridori lungo l’anello di 200 metri nuovo di zecca. Organizzazione griffata Fondazione Città della Speranza, mentre c’è chi “bussa” al Consorzio di Mazzacurati grazie ai buoni uffici di Francesco Giordano, arrestato il 4 giugno e nominato dalla giunta Zanonato in più di un ruolo-chiave.