Trascorre per due notti a Milano, Carroponte, il tour d’addio dei Nofx. Un addio “vero” ci tiene a precisare il cantante e bassista Fat Mike, non come quello dei Black Sabbath o dei Motley Crue. Due concerti (qui organizzati con professionalità da Hub Music Factory, da anni specializzata in punk non convenzionale) con una scaletta diversa e riassuntiva, preludiati da band differenti tranne per i ricorrenti Circle Jerks con la loro musica “ancestrale” e grandiosamente disturbante, sintetica e monocorde. Durante la seconda serata Frank Turner si è confermato straordinario motore di rock e hanno sorpreso i The Meffs, un eccezionale, giovane e promettente duo inglese da seguire con attenzione. Così addio e grazie Nofx, perché quarant’anni di punk rock scatenato, sempre alternativo e mai industriale hanno esaurito la band, soprattutto Fat Mike, che talvolta non riesce più a cantare un brano per intero e si lascia sostituire da Melvin o El Hefe. Eppure c’è ancora una grandezza in quella voce che si rompe o si interrompe, un cedimento che tuttavia non coinvolge mai il suo basso che contrappunta preciso la frenesia melodica o la rara quiete della musica. La grandezza di un punk americano del quale la band californiana ha fatto la storia, luminosa e sotterranea, canzoni che non passavano mai alla radio o su MTV ma che alimentarono lo stesso il sorgere sotterraneo di milioni di fan sparsi per il mondo. Nella stanchezza vocale di Fat Mike c’è l’epica gloriosa del tramonto, prima che sopravvenga il crepuscolo, quando il sole che cala rivela un ultimo ardore; così il cantante torna a splendere durante Soul Doubt, Please Play this Song on the Radio o in quello straordinario “poema punk” che è la lunghissima The Decline, eseguita in maniera esaltante e magistrale in chiusura del concerto di domenica sera.

PARREBBE allora che il cantante si sia trattenuto, consapevole dei suoi limiti o di una sua emotività incontrollabile (come durante l’esecuzione alterata dalla commozione ma per questo bellissima della canzone dedicata al compianto Tony Sly) per dare il massimo ai suoi fan proprio nei momenti più necessari e urgenti. Sorge dunque il dubbio che tutto sia calcolato con genio, persino le criticità dell’interpretazione, per dare vita ad un travolgente teatro punk, sospeso tra cabaret e dramma intimista. Non quindi uno spettacolo dei Nofx ma uno spettacolo sui Nofx, la recita punk di una biografia esemplare per un pubblico composto da persone di ogni età, compreso qualche bambino che ballava ai margini con i suoi genitori, lontano dall’occhio del ciclone del “pit” nel quale si è consumato l’usuale rito del “pogare” tra salti, gomitate e spintoni. La tournée definitiva dei Nofx si concluderà a Los Angeles questo autunno, ma Fat Mike con la sua etichetta Fat Wreck e gli altri della band continueranno ad alimentare ed ispirare il punk, a produrlo e distribuirlo, a farlo ascoltare e soprattutto a farsi ascoltare anche se non più dal vivo e con nuovi dischi. Perché i Nofx hanno dimostrato per quattro decenni che avevano ragione gli Exploited nel 1981 e continueranno ad averla: Punk’s not dead!