Al nono giorno di proteste e scioperi davvero nessuno sa come si concluderà la crisi in Bielorussia. Ieri Merkel e Putin si sono sentiti per telefono ma ognuno sembra essere rimasto sulle sue posizioni.

La cancelliera tedesca ha chiesto nuove elezioni e la liberazione di tutti gli arrestati, Putin ha risposto di non gradire «le interferenze in un paese sovrano». L’ex candidata alla presidenza Svetlana Tikhanovskaya dopo essersi autoproclamata leader nazionale ha fatto un passo ulteriore creando una struttura che è qualcosa di più di un «governo ombra».

Si tratterebbe di un «consiglio di coordinamento per il trasferimento dei poteri» di cui fanno parte 35 persone. Tra le personalità imprenditori, politologi, giornalisti, medici perfino un sindacalista e come ciliegina sulla torta il premio nobel per la letteratura Svetlana Aleksievich. La parola d’ordine delle nuove elezioni è sempre più sullo sfondo ed emerge l’impressione che questa struttura debba fungere da strumento per giungere a una resa dei conti finale con il supporto dei paesi occidentali.

Un’ipotesi rischiosa che gli potrebbe alienare delle simpatie soprattutto tra i lavoratori delle grandi imprese statali che non vogliono sentir parlare di privatizzazioni. Lukashenko è tornato ad alzare la voce: ha parlato di «tentativo di golpe» e ha minacciato ancora le maniere forti.

Le truppe bielorusse al confine occidentale dello Stato sono in piena allerta, ha detto il presidente bielorusso. Secondo lui le truppe della Nato sarebbero alle porte del paese: «Grazie a Dio abbiamo reagito a questo e abbiamo schierato unità da combattimento del nostro esercito ai confini occidentali pronte al combattimento» ha riferito in una riunione del consiglio di sicurezza nazionale.

È tornato anche a sentirsi con Putin per telefono come riferiscono le agenzie ed è riuscito perfino a mobilitare i suoi sostenitori in provincia.
Sotto l’attenta regia delle amministrazioni locali che hanno perfino indicato quante bandiere e cartelli dovevano essere portati in piazza dai manifestanti a Moglilev e a Gomel si sono tenute manifestazione a favore di Lukashenko. Rallenta, almeno per ora, invece il movimento di protesta. Oggi ancora tanti cortei in giro per la città ma più ridotti.

I lavoratori del teatro Kupalovsky si sono licenziati in massa dopo che il giorno prima il loro direttore si era licenziato. Un notizia che avrebbe fatto scalpore una settimana fa ma che ora non sembra interessare più di tanto nessuno.