Perché l’improvvisazione? «Non è una novità, in un certo senso è sempre stata la mia scelta del modo di produzione musicale».

Ma lei ha un passato anche recente di autore di partiture scritte. «Sì, ma la scrittura è sempre arrivata dopo che avevo elaborato suoni attraverso l’elettronica, con l’uso delle tecnologie disponibili in un dato momento. Se un musicista, io in questo caso, lavora con l’elettronica vuol dire che lavora direttamente sul suono. Quindi è molto vicino all’improvvisazione. Non è così se un musicista lavora partendo dal pentagramma. Nella mia storia composizione e improvvisazione sono molto prossime, direi quasi che si identifichino».

Luigi Ceccarelli ha appena pubblicato Gleam (Folderol) in tandem con Gianni Trovalusci. Frutto di tre giorni di sedute di improvvisazione pura. Poi tutto il materiale è stato selezionato e si sono ricavate sei parti di un’opera che solo dopo tagli e collegamenti a tavolino è diventata una composizione. Ovviamente lui è ai live electronics. Trovalusci è un flautista da sempre interessato alle musiche contemporanee non canoniche. Usa tutti i tipi di flauti e vari tipi di tubi. Questi tubi sono ormai designati, proprio grazie alle performance di Trovalusci, come strumenti musicali veri e propri.

Del resto questo succede con i più disparati oggetti nelle pratiche improvvisative (e anche di scrittura col pentagramma) di musiche che si dicono sperimentali e che alcune volte lo sono davvero secondo lo spirito deleuziano.

Improvvisazione pura? Nemmeno uno schema, nemmeno un accordo preventivo su qualche aspetto dell’avventura musicale che si sta intraprendendo? Proprio come voleva Franco Evangelisti quando fondò a metà degli anni Sessanta del secolo scorso il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza?

«Esattamente. Lo schema, uno schema, se vogliamo chiamarlo così, viene fuori lì per lì. Le strutture cambiano continuamente mentre si suona e si registra. In certi passaggi si stabiliscono delle modalità, si scopre che si sono incontrate strutture che funzionano, e si tratta sempre di modalità di interazione. Ma non c’è niente di predefinito, io e Trovalusci nemmeno sappiamo quanto dura una sessione di registrazione».

Ceccarelli non improvvisa tragitti sonori, melodie/armonie/ritmi per inediti frammenti musicali: questo lo fa Trovalusci. L’improvvisatore/compositore alle macchine riprende ciò che il flautista suona, lo trasforma, lo rimette in circolo. «Si può dire che Gleam è fatto tutto con un unico nucleo sonoro che diventa molte altre cose», dice Ceccarelli. Cosa si trova all’ascolto? Invenzioni di un altro mondo, artificiale e incredibilmente naturale.