Le drammatiche immagini che arrivano dall’Egitto spingono l’Europa a prendere finalmente una posizione netta nel tentativo di fermare la guerra civile. E così mentre da New York il Consiglio di sicurezza dell’Onu, convocato d’urgenza su richiesta di Francia e Gran Bretagna, chiede a «tutte le parti» di mettere fine alle violenze, in Europa le diplomazie cominciano a muoversi. Catherine Ashton, Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, usa toni insolitamente duri per una abituata a misurare le parole come lei, e attribuisce la responsabilità del massacro in corso da mercoledì in Egitto al governo ad interim e all’ampia leadership politica, intendendo la coalizione che ha appoggiato la deposizione, il 3 luglio scorso, del presidente Mohamed Morsi. La Ashton ha anche indetto per lunedì prossimo a Bruxelles una riunione degli ambasciatori del 28 Paesi per discutere del precipitare della crisi egiziana. L’intervento del capo della diplomazia Ue è stato preceduto fin dalla mattinata da un fitto scambio di telefonate intercorso tra capi di stato e di governo europei. A partire da un colloquio tra il presidente francese Francois Hollande e la cancelliera Angela Merkel, durante il quale è stata chiesta la fine immediata delle violenze e la convocazione di un vertice Ue dei ministri degli Esteri, da tenersi subito dopo quello convocato dalla Ashton. Berlino punta a rivedere la natura delle relazioni in corso col il Cairo, non escludendo il ricorso a sanzioni economiche. E vorrebbe che l’Europa la seguisse su questa strada. Ma soprattutto c’è il timore, ampiamente condiviso, che la crisi egiziana possa far alzare la tensione in un’area già piena di situazioni incandescenti. Un timore espresso chiaramente ieri dal ministro degli Esteri francese Laurent Fabius che ha parlato di «una situazione molto inquietante». «Quando si mette insieme, anche se non bisogna confondere, quello che sta succedendo in Siria, in Egitto, in Libano, in Iraq, e anche le implicazioni che tutto questo potrebbe avere sul conflitto israelo-palestinese, allora la situazione appare molto, molto inquietante», ha detto Fabius. Nel pomeriggio Hollande ha sentito anche Enrico Letta: «Abbiamo convenuto che ormai si è passato il limite, che il livello di violenza e di repressione sia divenuto inaccettabile e deve, pertanto, cessare», ha detto più tardi il presidente del consiglio. E anche l’Italia si è detta convinta della necessità che, al prossimo vertice dei ministri degli Esteri Ue, si raggiunga un accordo sulle misure da adottare per mettere fine agli scontri. «La polveriera Egitto rischia di travolgere ogni equilibrio in Medio Oriente e in tutto il Mediterraneo mentre l’Italia fa da comparsa», ha polemizzato dal suo blog Beppe Grillo. Per il leader del M5S «chi ha organizzato la strage va processato da organismi internazionali come è avvenuto in Serbia. Il governo dei militari va disconosciuto senza alcun distinguo e nuove elezioni vanno indette al più presto». Intanto la Farnesina ieri ha invitato gli italiani a non recarsi in vacanza in Egitto e ai nostri connazionali che già si trovano nel Paese a non uscire dai resort. Attualmente sono 19.000 i turisti italiani presenti nelle località turistiche egiziane, 5.000 in più rispetto alla scorsa settimana, segno che l’intensificarsi delle violenze non ha interrotto le partenze. Ieri però il viceministro degli Esteri Marta Dassù ha sconsigliato di intraprendere nuovi viaggi. «Abbiano avuto una riunione alla Farnesina con la task force dedicata, a cui era presente anche il nostro ambasciatore in Egitto Maurizio Massari – ha detto Dassù – e abbiamo seriamente preso in considerazione l’ipotesi di sconsigliare nuovi viaggi nel paese. Chi è oggi nei resort – ha proseguito il viceministro – a nostro avviso non corre pericoli, ma la situazione è sufficientemente grave e complicata per non prevedere a nostro avviso nuovi viaggi».