I negoziatori del Parlamento e del Consiglio europeo hanno raggiunto un accordo, basato sulla proposta effettuata dalla Commissione europea nel novembre dell’anno scorso, basato sulla volontà di potenziare la legislazione comunitaria anti dumping. Si tratta di misure che dovrebbero proteggere le economie europee da generici rischi, ma che in realtà hanno un obiettivo molto evidente e chiaro: la Cina.

«L’EUROPA è per un commercio aperto ed equo, ma non siamo ingenui difensori del libero commercio», ha sottolineato il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, precisando che non si tratta di prendere di mira «un paese in particolare», ma «di accertarsi» che i Ventotto abbiano «i mezzi per intraprendere un’azione contro la competizione scorretta e il dumping dei prodotti nel mercato unico, che porta alla perdita di lavoro».

LE MISURE su cui è stato raggiunto questo accordo arrivano alla fine di un dibattito che in realtà ha coinvolto e non poco la Cina, ad allontanare i dubbi sul reale target dell’operazione.

Nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (World trade organisation-Wto), di cui Pechino è entrata ufficialmente a far parte solo nel 2001, da tempo è in corso un dibattito, non ancora risolto, sullo «status» dell’economia cinese.

LA CINA chiede da tempo ai partner commerciali, in particolare a Ue e Stati uniti, di essere considerata come «un’economia di mercato». Questo significherebbe, rispetto allo status di «paese in via di sviluppo», un cambiamento dalle conseguenze non da poco, perché renderebbe molto più difficile introdurre misure per bloccare pratiche commerciali scorrette. La Cina ha anche presentato reclamo al Wto, per spingere Bruxelles e Washington a considerarla come economia di mercato. Ma lo scontro è destinato a durare e a lungo, perché la Commissione europea ha già annunciato una serie ulteriori di misure che potrebbero essere messe a punto e approvate entro la fine dell’anno.

PECHINO ha già accusato queste mosse di «protezionsimo» e sarà necessario vedere quali decisioni il Pcc prenderà, riguardo il vecchio continente, quando entrerà nel vivo il progetto globale cinese della «Nuova via della Seta».