Sembra essere finito l’effetto positivo delle chiusure natalizie. Sono stati 14.372 i nuovi casi registrati ieri su 275.179 test. Il tasso di positività al 5,2%. Stabile il numero dei decessi: 492 ieri, per un totale di 87.381 da inizio pandemia. I ricoverati in terapia intensiva sono 64 in meno, 2.288 in totale. I ricoveri ordinari calano di 383 unità, per un totale di 20.778. Le persone attualmente positive sono 474.617. La regione con più casi è stata la Lombardia (2.603) seguita da Campania (1.313), Emilia Romagna (1.265), Lazio (1.263) e Puglia (1.159).

Giornata di valutazione dei dati settimanali: la Cabina di regia oggi aggiornerà la mappa dei colori del paese. Dovrebbero restare in giallo Toscana, Campania, Provincia di Trento, Basilicata e Molise, a cui si dovrebbero aggiungersi Calabria, Emilia Romagna e Veneto (ora in arancione). Lazio, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo hanno dati da giallo ma potrebbero rimanere in arancione un’altra settimana, se dovesse prevalere un atteggiamento prudente. Puglia, Umbria, Sardegna, Sicilia dovrebbero rimanere arancioni. E poi c’è la Lombardia, in arancione dopo il braccio di ferro con il governo sulla trasmissione di dati errati al Cts: non dovrebbe scalare in giallo. In rosso la Sicilia e la provincia di Bolzano.

Alla mappa dei colori italiani si aggiunge quella europea: verde, arancione, rosso e rosso scuro a sostegno delle raccomandazioni del Consiglio sulle restrizioni alla libera circolazione in risposta alla pandemia, una misura decisa lo scorso ottobre. L’Italia è stata al centro di un piccolo giallo: in base alla simulazione effettuata la scorsa settimana dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), erano finite in «dark red» Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Bolzano, territori che avevano notificato per due settimane almeno 500 casi ogni 100mila persone, considerati quindi ad alta trasmissione del virus. Alle 13 di ieri la situazione era ancora così, poi la mappa è stata aggiornata: nel pomeriggio Veneto ed Emilia Romagna hanno raggiunto il resto dell’Italia in rosso.

Nell’Ue sono in rosso scuro quasi tutta la Spagna, l’intera Irlanda, tutta la Repubblica Ceca e la Slovenia, l’Estonia e la Lettonia, due regioni della Svezia meridionale, in Francia la regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, il Brandeburgo in Germania. Ma cosa comporta il rosso scuro? La raccomandazione, che mira a contrastare la diffusione delle nuove varianti del Covid, prevede per chi proviene da una regione ad alto rischio che gli stati membri chiedano di effettuare un test e trascorrere un periodo di quarantena, ma con una clausola: «Spetta agli stati decidere quali misure applicare alle persone che si spostano dalle zone a rischio al loro territorio».

Le reazioni in Italia sono state immediate. Il presidente della Conferenza delle regioni Bonaccini ha chiesto l’intervento del ministro Speranza a tutela dei territori temendo ripercussioni «in termini di immagine e di ricadute negative, in particolare sul turismo». E ancora: la mappatura proposta è «fondata su parametri e criteri che non sono stati condivisi». Il governatore veneto Luca Zaia è stato durissimo: «Acquisiremo i documenti per capire su che basi si fonda la pubblicazione, chi l’ha diffusa e, qualora emergessero incuria, inesattezze, leggerezze, non mancheremo di tutelarci. L’unico risultato ottenuto con questa improvvida pubblicazione è stato ammazzare l’economia veneta totalmente globalizzata, la regione più turistica d’Italia».

Altrettanto duro il collega del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fredriga: «Vergognoso, chiediamo al governo di chiedere la correzione. Questa mappatura, prendendo in considerazione un unico parametro, penalizza chi fa molti tamponi». Diversa la reazione del governatore del Trentino Alto Adige, Arno Kompatscher, in cui rientra Bolzano: ieri ha firmato un’ordinanza, in vigore dal 31 gennaio al 15 febbraio, che prevede, tra l’altro, bar e ristoranti chiusi. Possibile solo cibi d’asporto.