Il contratto tra la Commissione europea e AstraZeneca è stato firmato lo scorso 27 agosto. Le prime consegne, previa autorizzazione, erano previste già nel 2020 e poi nel primo trimestre del 2021. È il primo dato che si scopre dopo la pubblicazione ieri da parte dell’Ue dell’atto. Quattro giorni fa il ceo dell’azienda anglo svedese, Pascal Soriot, ha rilasciato un’intervista dai toni duri, oltre a irritare la Commissione ha fornito anche una leva: avendo rivelato dettagli dell’accordo, la posizione dell’Ue, ha violato i termini di confidenzialità aprendo la strada alla richiesta di pubblicazione del documento. Il contratto è stato messo sul sito della Commissione ma pieno di omissis («al 95% voluti da Astrazeneca» aveva rivelato una fonte) ma la prima parte non è stata schermata a dovere, lasciando la possibilità di scoprire il testo al di sotto delle righe nere.

L’IMPORTO TOTALE da versare ad AstraZeneca è di 870 milioni di euro: l’azienda «riconosce l’impegno di fornire il vaccino senza trarne profitto» ma senza andare in perdita. Sono previsti dei meccanismi di aggiustamento del prezzo, nel caso il conto finale ecceda la soglia fissata in misura minore o maggiore del 20%. Inoltre, in parziale considerazione dei diritti di acquisto concessi all’Ue, «la Commissione pagherà ad Astrazeneca un importo fisso pari a 336 milioni di euro, quale stima dei costi iniziali». Un pagamento servito a finanziare la produzione in cambio delle dosi al momento dell’autorizzazione (ieri il via libera dell’Ema). Però l’azienda venerdì scorso ha comunicato un taglio del 60% della fornitura, da 80 a 31 milioni di dosi.

Soriot aveva sostenuto che il Regno unito ha diritto alla priorità rispetto all’Ue poiché ha firmato il contratto mesi prima, provocando la replica della commissaria alla Salute, Stella Kyriakides: «Non siamo dal macellaio». Ieri abbiamo scoperto: l’azienda «garantisce e assicura» di «non avere alcun obbligo, contrattuale o di altra natura, nei confronti di alcuna persona o parte terza in merito alle dosi iniziali per l’Europa o che va in conflitto o che sia incongruente in modo rilevante con le condizioni del contratto oppure che possano impedire il completo adempimento degli obblighi previsti da questo contratto».

ALTRO PASSAGGIO che ha irritato l’Europa: Soriot ha spiegato che l’azienda non era obbligata ad adempiere alle consegne ma solo a fornire «il massimo impegno possibile». Il concetto di «best reasonable effort» è presente nel contratto ma è anche scritto che va inteso come «uno standard legale oggettivo» e non come una valutazione soggettiva dell’azienda, peraltro inserito perché il vaccino era ancora in una fase di sviluppo. Come ha chiarito la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, «si applicava fino a quando non fosse chiaro se potevano sviluppare un vaccino». Astrazeneca, si legge nell’atto, «si è impegnata a utilizzare il massimo impegno possibile per costruire la capacità di produrre 300 milioni di dosi del vaccino per la distribuzione nell’Ue con l’opzione per la Commissione di ordinare ulteriori 100 milioni di dosi».

A FAR INFURIARE L’UE, hanno rivelato fonti da Bruxelles, anche il fatto che «il Regno Unito aveva ricevuto spedizioni del vaccino Astrazeneca prodotto negli stabilimenti dell’Europa continentale, ma la società finora si è rifiutata di deviare qualsiasi fornitura da due fabbriche in Gran Bretagna per compensare la carenza di una struttura in Belgio». Eppure nel contratto è specificato: «Astrazeneca farà i suoi migliori e ragionevoli sforzi per produrre il vaccino presso siti Ue e potrà fabbricare il vaccino in strutture extra Ue, limitatamente a quelle situate solo in Regno unito, al fine di accelerare la fornitura di vaccino in Europa». Sono elencati i siti in Francia, Belgio, Irlanda, Regno unito, Italia e Germania.

Astrazeneca ha beneficiato di una serie di clausole: suoi il brevetto e le «informazioni riservate» del vaccino ma agli stati il costo di eventuali indennizzi per reazioni avverse; se si verificano mancanze nelle forniture vanno prima esplorati possibili accordi, anche se la Commissione ha titolo a chiedere spiegazioni dettagliate.

DOMANI VON DER LEYEN avrà una video conferenza con i ceo delle compagnie produttrici di vaccini. Ieri ha commentato: «Il contratto è chiarissimo, mi aspetto che Astrazeneca consegni 400 milioni di dosi concordate». Soriot ha glissato: «Riteniamo di aver risolto la maggior parte dei problemi, la produttività dovrebbe migliorare rapidamente. Abbiamo milioni di dosi pronte per l’Ue». La Commissione non si fida più, così ieri ha approvato (in vigore fino a fine marzo) il meccanismo per «il controllo e l’autorizzazione» dell’esportazione dei vaccini dai confini dell’Unione. L’Ue ha però escluso le forniture per aiuti umanitari. «Abbiamo investito 2,9 miliardi di euro, gli impegni devono essere mantenuti», ha sottolineato Kyriakides.

«L’operazione che ha fatto la Commissione di centralizzare la ricerca e l’acquisto dei vaccini è stata la cosa giusta da fare – il commento dell’eurodeputata Pd, Simona Bonafè -, l’Italia da sola non avrebbe avuto la massa critica per imporsi in un negoziato. Però abbiamo forti dubbi sulla trasparenza dei contratti, abbiamo fatto un’interrogazione perché vogliamo vederci chiaro sulle condizioni concesse e sugli impegni presi dalle aziende. Astrazeneca ha avuto un comportamento inaccettabile. Però con Pfizer – Biontech, joint venture tedesco statunitense, la Commissione ha avuto toni diversi. All’europarlamento il presidente della commissione Ambiente e Sanità pubblica, il francese Pascal Canfin, ha chiesto l’audizione di entrambi i ceo».