«Nessun paese può ritirarsi unilateralmente dai piani europei di ricollocamenti che è legalmente vincolante» ha ribadito ieri la portavoce della Commissione europea per la Migrazione Natasha Bertaud all’indirizzo di Vienna che due giorni fa ha improvvisamente deciso strapparli. Il governo ieri ha confermato la volontà austriaca di chiamarsi fuori, seppure senza atti unilaterali, piucercando di convincere Bruxelles con una lettera che il cancelliere socialdemocratico Christian Kern scriverà alla Commissione Ue chiedendo comprensione per la posizione austriaca. Secondo l’accordo europeo sottoscritto nel 2015 l’obbligo austriaco prevede l’accoglienza di 1950 richiedenti asilo e rifugiati, 1491 dalla Grecia e 462 provenienti dall’Italia.

Finora l’Austria era stata dispensata dall’accoglienza di ricollocamenti per l’alto numero di migranti accolto nel 2015 quando si erano aperte le frontiere. Entrarono circa 90mila persone poi, nel 2016, con la rotta balcanica nel frattempo sbarrata, circa 30mila. (Quanti però sono stati nel frattempo espulsi, perché considerati casi Dublino?). Ora il governo austriaco punta a prolungare quella sospensione sostenendo di fare già la sua parte visto gli ingressi «illegali» di 2000 persone che arrivano ogni mese.

Sorprendente la gara in corsa nella coalizione di governo tra socialdemocratici (Spoe) e popolari (Oevp) su chi è più a destra riguardo l’argomento migranti. La stessa Orf, la tv di stato ha commentato: «Sui migranti tra partiti di governo e la Fpoe non c’è più differenza». «È divertente, prima Kern e Kurz (il ministro degli esteri) volevano stare il più lontani possibile da me. Adesso tutti vogliono essere come me» si è stupito H. C. Strache, il leader della xenofoba Fpoe.

Il ministro degli interni Wolfgang Sobotka del partito popolare, un hardliner assoluto, aveva già concordato a Bruxelles e con il suo omologo italiano Marco Minniti i primi gruppi di richiedenti asilo da accogliere dichiarando «di avere l’obbligo di rispettare il processo a cui l’Austria ha aderito». A smentirlo clamorosamente proponendone l’abbandono è stato il ministro della difesa Hans Peter Doskozil socialdemocratico, sostenuto a sorpresa dal cancelliere Kern, da uno che parla ogni giorno di solidarietà ha accusato il quotidiano. E che un anno fa, a inizio del suo mandato, parlava di riconquista dell’egemonia tra il popolo. «I 50 minori non accompagnati – concordati con Italia – li prendo subito io a Ottakring», (il suo quartiere, ndr), si è offerto il sindaco socialdemocratico di Vienna Michael Haeupl contestando la linea del governo: «Gli accordi vanno mantenuti non ci si può semplicemente congedare. Vienna manterrà i suoi obblighi».