Sì alla Golden rule, no ad un cambio del patto di stabilità. Il vertice informale dell’Ecofin a Helsinki – il primo del ministro Roberto Gualtieri – finisce con una «disponibilità» anche dei falchi rigoristi come il vicepresidente della commissione Ue Valdis Dombrovskis a «studiare forme per favorire investimenti che siano legati alle grandi priorità europee, a partire dal clima».

UN PASSO AVANTI, CERTO. MA relativamente piccolo. Anche perché ad oggi la clausola per gli investimenti del patto di stabilità ha maglie strette: gli investimenti eligibili sono quelli effettuati dal paese membro su progetti cofinanziati dall’Ue solo nell’ambito della politica strutturale e di coesione. E solo per le reti transeuropee o la digitalizzazione o nel cofinanziamento nazionale dei progetti dell’Efsi, l’ormai vecchio piano Juncker.
Per modificare i parametri del patto di stabilità invece serviranno «cambiamenti legislativi». E i ministri delle Finanze non sono per niente d’accordo su come cambiare le regole. Per dirla con il ministro francese Bruno Le Maire: la strada per riformare il patto si presenta «lunga e difficile».

Per esentare gli investimenti del cosiddetto Green New Deal dal computo del deficit sarà comunque necessaria una comunicazione della Commissione. Gualtieri si è limitato a dire che è «assolutamente prematuro» parlare della possibilità che la Commissione Europea emetta una comunicazione in merito. Dovendo invece specificare che Paolo Gentiloni, prossimo commissario agli Affari Economici, «non è e non sarà il commissario alla flessibilità dell’Italia, ma sarà il commissario al rilancio dell’Europa», ha scandito il ministro, che è stato presidente della commissione Econ dell’Europarlamento e quindi conosce bene l’argomento.

LO STESSO GUALTIERI ha sottolineato e ribadito più volte che un conto è la manovra economica 2020, un altro il dibattito sulla riforma del patto di stabilità. È «ovvio» e «lapalissiano», ha proseguito il ministro, che il governo italiano «si batte all’interno delle regole» Ue in materia di finanza pubblica, «che comprendono il pieno uso della flessibilità», come detto da Ursula von der Leyen e come «chiesto da alcuni gruppi politici» nel corso delle discussioni che hanno portato alla sua elezione.

In ogni caso, Gualtieri ha chiarito ai colleghi, e a Dombrovskis, che «una manovra restrittiva», cioè recessiva, ora in Italia «sarebbe controproducente». Occorre, ha sottolineato, che l’Eurozona adotti una fiscal stance, un orientamento della politica di bilancio, espansiva: «Sostengo, insieme ad altri, l’esigenza che l’Europa affronti la presente congiuntura macroeconomica con uno stimolo fiscale – ha detto – che si deve accompagnare a quello monetario e alle riforme. L’auspicio è che, per effetto di questa discussione, ci sarà una fiscal stance espansiva, cui tutti i paesi contribuiscano in misura del loro spazio fiscale».
Tuttavia, «se avverrà o meno, è prematuro dirlo». Flessibilità, quindi, ma in cambio di impegni precisi sul debito: «Per un Paese come l’Italia è importante che il debito sia messo su una traiettoria discendente», sottolinea il ministro. «Questo – aggiunge – deve avvenire attraverso una pluralità di elementi: il sostegno alla crescita; il rafforzamento della fiducia, della credibilità del Paese, e quindi una riduzione della spesa per interessi e, naturalmente, l’equilibrio della finanza pubblica. Questi sono i principi, poi i numeri arriveranno al momento opportuno».

ANCHE IL PREMIER CONTE, alla Fiera del Levante di Bari, ha toccato lo stesso tema: l’attenzione Ue al «Green New Deal» è «massima», ha detto, e il «contributo dell’Italia a questo passaggio cruciale della programmazione sociale ed economica europea sarà quello di lavorare affinché gli investimenti verdi da parte degli Stati membri, siano quanto più possibile incentivati. Per questo, chiederemo l’esclusione degli investimenti verdi dal calcolo del deficit, ai fini del rispetto del patto di stabilità e crescita». «Vogliamo i conti in ordine attraverso una crescita ragionata e investimenti produttivi», ha ribadito il premier. «Dobbiamo fare degli investimenti che ci consentano crescita economica, creare occupazione anche di qualità e su questo vogliamo fare un patto per l’Europa: questi sono i nostri progetti, lasciateceli realizzare».

L’ALTRO ARGOMENTO SCOTTANTE toccato all’Ecofin è stata la mossa di Draghi e le reazioni in Germania. Quanto alla necessità che la Germania investa di più, per Gualtieri «molti paesi hanno sottolineato quello che giustamente è stato detto da Mario Draghi: che le misure di politica monetaria sono molto importanti, e noi confermiamo il nostro apprezzamento per la Bce, ma al tempo stesso anche la politica di bilancio deve fare la sua parte. Sarebbe opportuno che a livello europeo si rispondesse al rallentamento dell’economia con una politica più espansiva, a partire dai paesi con più spazio fiscale» come, appunto, la Germania, per soddisfare «l’esigenza di rilanciare investimenti, favorendo la domanda aggregata e la crescita».

Ma la partita è appena cominciata. Impossibile dire ora chi la vincerà.