I luoghi dello sport per raccontare la storia non solo sportiva, ma anche sociale, politica, musicale di una grande città come Milano dalla fine dell’800 ai giorni nostri. I luoghi dello sport non consacrano solo i campioni, ma diventano monumenti sportivi e architettonici, che non sempre hanno a che fare con lo sport: un concerto, la fucilazione dei partigiani, l’elezione del segretario del più grande partito comunista europeo. L’Arena, il Palazzo del Ghiaccio, l’ippodromo di San Siro, Gianni Brera, il Trotter, la pelota basca, Gianni Rivera, il campo Giuriati, la piscina Cozzi, Edoardo Mangiarotti, La Gazzetta dello Sport, le partite di cricket. C’è tutto questo nel bel libro Milano nello sport (Hoepli, euro 49,90) scritto da Gino Cervi e Sergio Giuntini. Ne parliamo con quest’ultimo.

Perché questo libro?

Sono stati scritti tanti libri su Milano, lo sport che racconta la città attraverso i suoi impianti restava un punto scoperto. Il nostro primo obiettivo è stato quello d evitare un libro nostalgico, fatto di belle foto, che tanto poteva commuovere fino a spingere i lettori a dire quanto era bella Milano. Abbiamo tenuto conto costantemente del passato, del presente e del futuro. Un libro che attraverso le foto e le schede che lo accompagnano parlasse del tessuto associativo milanese. Partendo dalle architetture abbiamo parlato degli uomini e delle associazioni storiche che hanno rappresentato la spina dorsale del tessuto associativo milanese sorto alla fine dell’800 e proseguito lungo tutto il ‘900. Un tessuto che inizialmente raccoglieva non l’aristocrazia, ma la borghesia medio alta, i nuovi ceti sociali emergenti, che attraverso lo sport evidenziavano la loro agiatezza economica.

Quali erano le associazioni?

La Società dei Giardini, che nasce da una bocciofila, ma poi diventa club esclusivo della città, frequentata a lungo dal poeta milanese Carlo Porta. La Mediolanum che al suo interno aveva una sezione sportiva tutta femminile con un direttivo costituito da sole donne, oggi purtroppo espulsa dal centro di Milano, si è trasferita a Figino a pochi passi dall’inceneritore. L’altro punto nodale associativo e architettonico è costituito dalla Società di tiro a segno. Oggi queste associazioni sono tutte popolari, sono frequentate dai proletari e dagli extracomunitari, rappresentano la parte viva delle aree urbane popolari. Alle bocciofile degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso dei quartieri operai, si sono sostituite le partite di cricket delle comunità dei pakistani e dei cingalesi, che si ritrovano al parco Teramo alla Barona, periferia sud orientale di Milano.

Quale fu la caratteristica di quelle associazioni?

L’autorganizzazione rappresentò un modello milanese: Forza e Coraggio, Mediolanum, le due società dei Canottieri, ebbero in concessione dal Comune solo il terreno, si costruirono gli impianti da soli, non aspettarono che qualcuno lo facesse per loro. Questo modo di fare riguardava sia la Società dei Giardini, che raccoglieva la borghesia dedita alla scherma e al tennis del conte Bonaccorsa, proprietario della Gazzetta dello Sport, sia le società di ginnastica tipicamente più popolari. La canottieri costruì gli impianti sul naviglio e perfino le baie. Fu un periodo di grandi fermenti sportivi. In quegli anni sorsero a Porta Venezia i Bagni Diana, il primo bagno pubblico d’Italia.

E’ ancora presente l’autorganizzazione?

No, anzi abbiamo parlato anche delle contraddizioni di oggi rispetto a quel mondo, il Palazzetto dello Sport costruito nel 1976 crollò sotto il peso di una nevicata nel 1985 il segno evidente che all’autorganizzazione di un tempo era subentrata Tangentopoli. L’ippodromo di San Siro sta morendo, andrebbe salvaguardata la sua area verde e le costruzioni liberty, invece cederà alla speculazione edilizia. Anche la sinistra che governa questa città, manifesta poca attenzione ai complessi sportivi storici, che versano in un degrado profondo. Vi è qualche tentativo di recupero più per a necessità dettata dalla crisi, e dunque l’impossibilità di costruire nuovi impianti, che non un’attenzione culturale agli impianti sportivi storici di Milano. Il velodromo Vigorelli potrebbe diventare un museo del ciclismo con percorsi didattici per le scuole, con la presenza di associazioni ciclistiche negli spazi interni. L’Arena Civica potrebbe riservare gli spazi interni alle associazioni di atletica, essere utilizzata dalle scuole del circondario al mattino, promuovere visite guidate visto che molti turisti stranieri la considerano il Colosseo in piccolo, a Milano mancano le idee.

Perché avete scelto come titolo Milano nello sport e non il più tradizionale lo sport a Milano?

Abbiamo voluto mettere in evidenza il rilievo agonistico dello sport milanese, La Gazzetta dello Sport, la partenza del Giro d’Italia, la Sei giorni di ciclismo, che si disputava al palazzetto della fiera di piazza 6 Febbraio, negli anni Sessanta, quelli del boom economico, palcoscenico mondano della borghesia industriale, ma anche i personaggi sportivi non campioni, che raccontano lo sport e la città, da Testori al poeta dialettale Dossi, fino al giornalista Giorgio Bocca, cuneese che prende in giro i milanesi con i loro mutandoni quando partecipano alla Stramilano. Abbiamo riservato spazio all’Idroscalo, costruito dai lavoratori nel 1930 in una zona paludosa, e in tanti a cominciare dal capo mastro si ammalarono di malaria. Da sempre a Milano quel luogo è stato il mare dei poveri, di quelli che non potevano andare al mare nella riviera ligure, oggi infatti è frequentato dalle famiglie degli extracomunitari ed è ancora il mare dei poveri. Qui furono impedite a Luchino Visconti di girare le ultime scene di Rocco e i suoi fratelli, la scena di Simone che uccide l’ex amante Nadia, il regista ripiegherà sul lago di Fogliano in provincia di Latina, il mare di Milano non poteva essere profanato, secondo l’amministrazione provinciale democristiana di quegli anni.

Gli impianti sportivi storici di Milano hanno ospitato anche altre manifestazioni?

A testimonianza del fatto che lo sport è cultura, musica, politica, abbiamo documentato come al Palalido, il palazzetto dello sport milanese, negli anni ’70 si concludessero tutte le manifestazioni politiche, in particolare quelle dei gruppi extraparlamentari. Qui nel 1973 fu eletto segretario del Pci Enrico Berlinguer. Al velodromo Vigorelli ci fu il concerto dei Beatles nel 1966.

Avete trovato difficoltà a reperire le foto?

Oltre al lavoro straordinario di un giovane fotografo come Lorenzo De Simone, abbiamo trovato persone come Vito Liverani, che ci ha messo a disposizione tutto il repertorio fotografico della sua agenzia, il lavoro di una vita, che rischia di finire nel nulla visto che i figli non ne vogliono sapere di proseguire il lavoro del padre.

Quale impianto sportivo rappresenta il luogo simbolo di Milano?

L’Arena Civica, sintetizza tutta la storia di Milano. Nel 1908 Napoleone Bonaparte assiste a gare di canottaggio, riempita d’acqua si svolgono spettacoli di naumachie. All’inizio del ‘900 vi confluivano tutti i cortei del 1° maggio, qui approdò la prima edizione del Girò d’Italia vinta da Luigi Ganna nel 1909, il 25 luglio del 1915 Toscanini tenne un concerto con musiche verdiane e un coro di duemila cantori. Il fascismo la utilizzò come luogo pubblico delle esibizioni di massa della ginnastica, vi giocò l’Inter di Meazza. Nel febbraio del 1945, pochi mesi prima della Liberazione, furono prelevati da San Vittore e fucilati quaranta partigiani, come racconta Elio Vittorini in Uomini e no. Nel 1948 Adolfo Consolini fece il record mondiale del lancio del disco, nel 1956 Carlo Lizzani girò alcune scene del film Lo svitato dove l’attore protagonista interpretato da Dario Fo improvvisa una corsa a ostacoli sulla pista. Nel 1979 ci fu il concerto per Demetrio Stratos degli Area, per raccogliere fondi per curarsi negli Sati Uniti, in quella occasione innanzi a 60 mila persone suonarono Guccini, Finardi, Branduardi, Venditti, De Piscopo, Vecchioni, Pfm, Il Banco di mutuo soccorso. La storia passa anche attraverso i grandi monumenti sportivi.