I Accompagnato in Europa dall’enorme successo di Lupin – la serie francese in cui Omar Sy interpreta un emulo del celebre ladro letterario, che dopo il debutto lo scorso 8 gennaio ha totalizzato per ora oltre 70 milioni di visualizzazioni – arriva il boom di abbonamenti con cui Netflix chiude il quarto trimestre del 2020: 8 milioni e mezzo in più, mentre in tutto il 2020 gli abbonati sono saliti complessivamente di 37 milioni, di cui l’83% viene da territori esterni al Nordamerica – Africa Asia, Europa… – dove la piattaforma che oggi conta oltre 200 milioni di spettatori paganti ha investito massicciamente in produzioni «autoctone».

«RITENIAMO di essere molto vicini al raggiungimento di un flusso di cassa positivo e sostenibile, e di non aver più bisogno di investimenti esterni per finanziare le nostre operazioni quotidiane» ha scritto infatti la piattaforma – i cui titoli in borsa sono aumentati del 12% – ai propri investitori in una lettera del 19 gennaio. Secondo alcuni, come la testata dell’industria dello spettacolo statunitense «Variety», questa potrebbe essere la risoluzione del mistero della «bolla» di Netflix, la cui strategia è stata quella di indebitarsi per miliardi di dollari con cui produrre sempre nuovi contenuti originali per attirare nuovi abbonati. La sua crescita esponenziale – facilitata dalla pandemia ma avvenuta nonostante l’aumento altrettanto esponenziale della concorrenza nella cosiddetta guerra delle piattaforme – sembrerebbe dimostrare la riuscita della politica di Netflix.

MA SUL COLOSSO dello streaming gravano altrettante ombre: al di là del suo ruolo nella «liquidazione» della sala cinematografica (che non conviene ad altre piattaforme appartenenti a «sistemi integrati» che vanno dalla sala al merchandise come Disney + o Hbo Max), Netflix resta ben poco trasparente nella comunicazione dei propri dati, che pure hanno un ruolo fondamentale sulla crescita dei titoli in borsa. Non solo i numeri delle visualizzazioni di un film o una serie vengono resi noti solo in alcuni casi – e quando alcuni film Netflix uscivano in sala anche i dati del box office e degli ingressi erano strettamente top secret – ma vengono annoverati fra gli spettatori anche coloro che hanno guardato almeno due minuti della serie o il film in questione (fino all’anno scorso dovevano essere rimasti «collegati» per almeno il 70% della durata per essere conteggiati). E anche il funzionamento dell’algoritmo, che «spinge» alcuni contenuti e ne inabissa altri, resta poco chiaro: è evidente solo come i titoli in top 10 vengano proposti continuamente agli abbonati – da un esperimento condotto da «Liberation» risulta che qualunque sia la ricerca fra i risultati ci sono sempre i titoli della top ten della piattaforma.

PER IL 2021, Netflix ha annunciato una lista di ben 70 nuovi titoli originali (più di uno alla settimana), fra i quali anche il nuovo film di Paolo Sorrentino, agevolati dal protrarsi della crisi sanitaria. Resta però da vedere se la «bolla» a un certo punto scoppierà.