Andreas Lubitz non avrebbe dovuto essere nell’aereo martedi’. Era in congedo malattia, lo provano delle carte strappate trovate dalla polizia nelle perquisizioni realizzate nelle sue residenze, l’appartamento a Düsseldorf e la casa dei genitori a Montabaur, dove ogni tanto abitava. Il congedo, firmato dal medico, era dal 16 al 29 marzo. Il copilota dell’Airbus 320 della Germanwings che si è schiantato sulle montagne di Alta Provenza, causando la morte di 149 persone, era affetto da depressione. Secondo la sua ex compagna, era da sei anni che era in cura per questa affezione. Il presidente di Lufthansa, Carsten Spohr, ha affermato che Lubitz era “al 100% in grado di pilotare”. Ma la compagnia sapeva che l’amministrazione dell’aviazione civile tedesca aveva classificato Andreas Lubitz come “Sic”, un codice che impone un “esame medico regolare, particolare”, al di là di quelli di routine a cui sono sottoposti tutti i piloti. Inoltre, la compagnia era anche al corrente che Lubitz aveva interrotto nel 2009 la formazione da pilota, per poi riprenderla mesi dopo, dopo aver subito un trattamento psichiatrico di 18 mesi per un “episodio depressivo grave” e “crisi di angoscia” all’ospedale universitario di Düsseldorf. Per il procuratore di Düsseldorf, il fatto che il certificato medico sia stato trovato strappato, prova che “ha nascosto la sua malattia al datore di lavoro”. La precisazione sarà importante per la Lufthansa e le compagnie di assicurazione. Difatti, secondo la Convenzione di Montreal del 1999, l’indennizzo delle famiglie delle vittime di un incidente aereo deve rimanere sotto il tetto di circa 145mila euro a testa. Ma se degli avvocati riusciranno a provare che la Germanwings era al corrente dei problemi di salute di Lubitz, comportando quindi la negligenza della compagnia per avergli affidato un ruolo di copilota, gli indennizzi possono salire di molto. Le compagnie di assicurazione, un pool guidato da Allianz, hanno già versato mercoledi’ alla Lufthansa 6 milioni di euro, come indennizzo per la perdita dell’Airbus 320.

Non sembra che Andreas Lubitz abbia lasciato una lettera di addio, di spiegazione del suo gesto. Il portavoce della polizia di Düsseldorf, Marcel Fiebig, ha affermato che nelle perquisizioni sono stati trovati degli “indizi, diversi oggetti e delle carte, vedremo se porteranno elementi di prova, studieremo tutto cio’”. Sembra che, oltre al certificato medico, siano stati trovati degli anti-depressivi. Secondo Bernard Debré, medico e autore di una Guida alle 4000 medicine utili, inutili e pericolose, la cura antidepressiva potrebbe essere messa in causa. Il primo ministro francese, Manuel Valls, ha spiegato ieri che di fronte a un gesto che “non riusciamo a definire, criminale, folle, suicida”, “tutto si orienta” verso l’ipotesi di un atto deliberato, anche se “nessuna pista è scartata” per il momento.

La personalità pubblica di Andreas Lubitz non aveva aspetti particolari, sostengono amici e conoscenti. Tutto era “normale”, il copilota era sportivo, correva delle semi-maratone, amava il bowling e la musica elettronica. All’aeroclub del suo luogo di origine, che aveva frequentato sin da giovanissimo per il volo a vela, affermano che Lubitz poteva conoscere il luogo dove ha portato l’aereo allo schianto. Difatti, l’aeroclub organizza regolarmente dei voli sulle Alpi di Alta Provenza. In Francia, Europa Ecologia e il Parti de Gauche hanno espresso inquietudine per la sicurezza delle centrali nucleari: cosa sarebbe successo se Lubitz avesse pilotato l’aereo contro una di esse? Solo 7 minuti prima dello schianto, l’Airbus aveva difatti sorvolato la base militare nuclearizzata di Tolone e il sito di Caradache.

Sul luogo del dramma, la gendarmeria continua nel lungo lavoro di identificazione dei corpi, che durerà “settimane”, perché “nessun corpo è stato trovato intatto” e solo grazie al Dna potranno essere dati dei nomi ai brandelli recuperati. E’ sempre ricercata la seconda scatola nera.

La Commissione europea “riflette” a rendere obbligatoria in Europa la presenza costante di due persone nella cabina di pilotaggio, come chiesto ormai da alcuni stati. Questa decisione è stata presa ieri dalle compagnie tedesche e austriache, dopo un passo analogo la vigilia da parte di alcune linee aeree, tra cui EasyJet.