Sabato scorso a Lodi, un luogo ad alta densità di magazzini, abbiamo tenuto l’assemblea nazionale dei delegati e delegate della Filt Cgil della logistica, alla presenza di Maurizio Landini, a cui hanno partecipato circa mille persone. E’ stata un’importante occasione di confronto e discussione sul mondo della logistica, un settore complesso e frammentato sul quale, a seguito della morte di Adil Belakhdim, si è aperto un dibattito che deve superare sterili divisioni e portare al miglioramento delle condizioni di lavoro in un settore fondamentale per l’economia del paese.
Sono infatti circa 150 mila le imprese e tra gli 800 e 900 mila i lavoratori ed il settore equivale al 9% del Pil. È composto da filiere molto diverse tra loro: autotrasporto, spedizionieri, e-commerce, operatori logistici, magazzini, cooperazione, terminalisti, operatori ferroviari e aerei.
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Oggi la logistica è diventato il vero elemento di competizione tra gli Stati. Nel nostro paese questa centralità non è stata colta. Siamo praticamente un grande nastro trasportatore di merce senza riuscire a generare valore aggiunto. Mancano quasi totalmente operatori nazionali che possano competere con i grandi soggetti stranieri, spesso di proprietà pubbliche degli altri Stati. C’è un enorme frammentazione delle imprese e l’esplosione dell’e-commerce rappresenta un altro elemento di distorsione del settore.
Che fare per migliorare le condizioni del lavoro nel settore? Innanzitutto la lettura secondo la quale il sindacato confederale sarebbe assente dal settore, andrebbe lasciata a quei soggetti interessati a minare la forza del sindacato. Negli ultimi 5 anni c’è stato un costante incremento di iscritti concentrati soprattutto nella fascia degli appalti, dei driver e della cooperazione. Tanto da spingerci a mettere in campo una strategia per recuperare consensi nella parte dei lavoratori diretti (quanta distanza dalle narrazioni di questi giorni). Serve costruire una matura partecipazione dei lavoratori ai processi contrattuali, a partire dall’elezione delle RSU. È un processo complesso e graduale ma necessario, sia per accettare la sfida della rappresentanza lanciata dalle forme di sindacalismo autonomo, sia per dare un quadro di regole chiare alla contrattazione che valgano per noi e per le controparti e sia per avviare un positivo processo di coinvolgimento dei lavoratori.
Dobbiamo avere l’ambizione di cambiare il sistema. Una delle strade da percorrere per migliorare la situazione è quella delle internalizzazioni. Se va in porto con FedEx, grande multinazionale, dove allo stesso tempo va data una risposta occupazionale ai 300 lavoratori dell’impianto di Piacenza, esiste lo spazio sindacale per procedere con una spinta alla internalizzazione in altre aziende. Significa rimuovere elementi distorsivi maggiori nella catena degli appalti.
Serve un Piano Nazionale dei trasporti e della Logistica. Occorre passare da una politica di gestione delle emergenze ad una di programmazione. Quando un grande operatore della logistica (spesso giganti multinazionali) decide di investire sul territorio ha come unico interlocutore il singolo ente locale che ha scarso potere “contrattuale” nei confronti della parte imprenditoriale su piano delle condizioni di lavoro in quella realtà
Occorre rafforzare legislativamente la norma, prevista dal Contratto nazionale che prevede l’applicazione dello stesso contatto lungo tutta la filiera. Introdurre normativamente nelle lavorazioni fuori filiera un riferimento al costo minimo del lavoro facendo riferimento al Contratto Merci e Logistica da applicare in caso di appalto di lavoro e contratto di trasporto anche nel caso in cui si ricorra al sub appalto. Serve rafforzare la responsabilità in solido dell’azienda leader ed intervenire sulla cooperazione.
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Con il Ministero del lavoro si è avviato un percorso sul settore che dalle prime indicazioni sembra possa andare nella direzione giusta sia sul piano di possibili rafforzamenti normativi su tabelle, applicazione contrattuale, rappresentanza, interventi sulle piattaforme. Positiva la specifica task force che possa agire con coordinamento per gli interventi e rafforzi le ispezioni per verificare appalti irregolari e non rispetto delle normative. Importante l’impegno del Ministero su Amazon che deve sentire la pressione del Paese, e non solo del sindacato, per migliori condizioni di lavoro.
Questa tensione, dopo i drammatici fatti recenti, non va abbassata. Abbiamo la necessità di tenerla alta perchè questo è un Paese che dimentica spesso.
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I risultati che abbiamo ottenuto nascono da lotte dure. Senza scarpette da ballerina. Nessuno deve insegnarci questo mestiere. Lotta e capacità di fare accordi che sono il fine della lotta, con momenti alti di tensione tipici del settore ma provando sempre a convincere i lavoratori e costruendo momenti di solidarietà.
Il primo dovere del sindacato confederale è quello di riconoscere le loro provenienze. Ma quella provenienza non deve essere una prigione. Non più marocchini, egiziani, pakistani ma lavoratori e lavoratrici di questo Paese. Per questo le RSU elette.
Lotte anche appalto per appalto ma per per dire a quelle grandi realtà della logistica, spesso multinazionali che un pezzo della ricchezza è dei lavoratori che l’hanno prodotta e che c’è un tema di dignità e sicurezza del lavoro e qualità della vita.

* segretario generale Filt Cgil