«La tenuta del sistema democratico non può prescindere dal rispetto del principio di legalità e dalla corretta gestione delle risorse pubbliche»: è il monito del presidente della Corte dei conti, Guido Carlino, che ieri ha presentato la relazione sul rendiconto generale dello Stato. Una passaggio è stato dedicato al Sistema sanitario in tempo di Covid: «La pandemia ha messo ulteriormente in luce le differenze nella qualità dei servizi offerti, le carenze di personale dovute ai vincoli nella fase di risanamento, i limiti nella programmazione delle risorse professionali. Ma, anche, la fuga progressiva dal sistema pubblico, le insufficienze dell’assistenza territoriale a fronte del crescente fenomeno delle non autosufficienze e delle cronicità, il lento procedere degli investimenti sacrificati dalle necessità correnti». Per concludere: «Guardare agli indicatori alla base del monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza consente di mettere a fuoco le condizioni prima della crisi e capire i problemi da cui è necessario ripartire».

CITANDO MARIO DRAGHI, Carlino ha sottolineato: «È necessario seguire un cammino di finanza pubblica che affianchi all’espansione della spesa ‘buona’ il contenimento di quella ‘cattiva’. Si dovrà dare un consistente impulso alla lotta contro l’evasione fiscale per assicurare una crescita del rapporto entrate su Pil e una riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese». E ancora: «Si impone la necessità di favorire l’inclusione di famiglie numerose e con disabili, accrescendo il coinvolgimento dei servizi sociali dei comuni e del Terzo settore». Ambiti falcidiati da decenni di tagli.

SULLA LOTTA ALL’EVASIONE la Corte dei conti si sofferma in modo particolare: «I risultati finanziari derivanti dall’attività di accertamento e controllo dell’Agenzia delle entrate sono del tutto incoerenti con la dimensione dei fenomeni evasivi. Gli strumenti e le modalità operative di gestione non sono in grado di determinare una significativa riduzione dei livelli di evasione che caratterizzano il settore dell’Iva e dell’imposizione sui redditi». Strumenti talmente insufficienti da non spingere a migliorare i livelli di adempimento spontaneo né bastano a recuperare le somme evase. «La riscossione dei crediti pubblici presenta gravi difficoltà: a 20 anni dall’iscrizione a ruolo, la percentuale è inferiore al 30% del carico netto; dopo 10 anni non raggiunge il 15%» spiega il presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro. E ancora: «Permane il notevole gap rispetto all’andamento dell’Iva negli altri stati dell’Ue, ciò dovrebbe spingere a superare la facoltatività della fatturazione elettronica».

I MASSICCI INTERVENTI a sostegno dell’economia durante il Covid hanno provocato il peggioramento del risultato economico complessivo: «L’indebitamento netto – si legge – che nel 2019 era di circa 31 miliardi (1,7% del Pil), nel 2020 è stato di 155,8 miliardi (9,5% del Pil). Il saldo primario passa da un avanzo di circa 28 miliardi a un disavanzo di quasi 95 miliardi. Tali risultati si riconnettono all’inevitabile flessione delle entrate (meno 6,2%) e, in particolare, delle imposte indirette (meno 11,2%)». Cresciuti i trasferimenti a enti pubblici (più 21,9%) e le prestazioni sociali in denaro (più 25,2%). Conto capitale: le uscite totali sono cresciute di oltre l’81% per gli investimenti fissi lordi (più 12%) e per l’aumento di contributi e trasferimenti a favore del sistema produttivo. C’è stata un’espansione del 30,7% della spesa statale, raggiungendo il picco di 1.139 miliardi. L’incidenza sul Pil sale a circa il 69%, superiore di oltre 20 punti rispetto al 2019.

PER METTERE IN EQUILIBRIO i conti è fondamentale spingere la crescita economica attraverso il Recovery fund: «Indispensabile che i controlli siano svolti in modo rapido e innovativo. La scommessa sulla crescita economica dipende dal Pnrr: se la ripresa sarà più forte di quanto previsto dal governo, il percorso di rientro dal debito sarà meno gravoso. Necessario creare un contesto più trasparente ed efficiente, senza il condizionamento di fenomeni criminosi». Il Def stima un aumento del Pil del 4,8% nel 2022, del 2,6% nel 2023 e dell’1,8% nel 2024; l’indebitamento è previsto nel 2021 all’11,8%, al 5,9% nel 2022 e al 3,4% nel 2024. La Corte chiede alle Pubbliche amministrazioni di aggiornare il personale in attesa dell’ingresso dei giovani.