L’orsetto in fuga dalla guerra
EverTeen «L'Orsetto di Fred» di Iris Argaman, con le illustrazioni di Avi Ofer, edito da Gallucci
EverTeen «L'Orsetto di Fred» di Iris Argaman, con le illustrazioni di Avi Ofer, edito da Gallucci
Un giorno Iris Argaman s’mbarca per un lungo viaggio alla volta del memoriale Yad Vashem di Gerusalemme. Deve incontrare un personaggio importante. Qualcuno che – le hanno raccontato – ha visto molte cose e che ha, incisa sulla sua pelliccia, la grande Storia. Non ha un nome proprio, ma un padrone che si chiama Fred. E lui, semplicemente, è l’orsetto di Fred che dà il titolo al libro (edito da Gallucci, pp. 45, euro 15, traduzione di Elena Loewenthal, illustrazioni di Avi Ofer).
Siccome a parlare è un animale di peluche fra i più amati durante l’infanzia, un «soggetto» transizionale che aiuta nella crescita il bambino che lo ha eletto a amico del cuore e che lo accompagnerà anche da adulto, la vicenda testimoniata da Argaman può sembrare una fiaba. Non è così: l’orsetto assiste impotente (sconcertato ma sempre affettuosamente vicino al suo «gemello» umano) all’infuriare della guerra in Europa.
Con un tocco leggero, la tragedia delle persecuzioni contro gli ebrei volute dai nazisti vengono intuite e narrate attraverso le precipitose fughe, gli abbandoni, le paure e le separazioni obbligate della famiglia di Fred, ebrei olandesi di Delft, costretti dagli eventi a nascondersi.
L’orsetto dovrà lasciare la stanza dei giochi insieme al suo compagno d’avventura, condividerà con lui le sorti alterne di dolore e gioia, in un intreccio di destini che si rivelerà indistricabile. Fino a quando Fred, ormai uomo, scampato alla deportazione, emigrerà in America, tenendo con sé il peluche dei momenti difficili. Poi lo donerà al museo di Gerusalemme dove adesso è una star: alla fine del libro, per i bambini più curiosi, c’è anche la sua foto vera.
Quell’orsetto – è lui la voce narrante – appare piuttosto malconcio nell’aspetto (la madre di Fred gli aveva dovuto riattaccare la testa morsa e strappata da un cane, reinventandola un po’), ma riconsegna l’idea di uno scrigno con emozioni incontaminate.
In un gioco di specchi che si ripropone pagina dopo pagina, l’autrice «sposta» i sentimenti di un ragazzino che non ha fatto nulla di male e che, d’improvviso, si trova a dover cambiare vita per non incontrare la morte, sul corpo di quell’orsetto. È lui a provare la tristezza del possibile abbandono, lui ad avere terrore del buio, testardamente lui a farsi mille domande e ad avere la testa piena di pensieri, poiché non riesce a comprendere, piccolo com’è e spesso schiacciato dentro uno zaino, tutto quel che sta accadendo nel mondo. E, soprattutto, a Fred. Che senza il suo orsetto non avrebbe sopportato di starsene da solo, presso estranei, lasciato lì dalla madre che prometteva di tornare un giorno, chissà quando.
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