Ha avuto inizio ieri la terza fase della missione EunavFor Med, operation Sophia, che prevede l’ingresso in acque territoriali libiche delle navi europee con il possibile arresto di scafisti. Fin qui le navi Ue condurranno prevalentemente operazioni di addestramento della guardia costiera libica, con l’avallo del Governo di accordo nazionale (Gna), insediatosi a Tripoli con mille difficoltà.

Eppure la commissione parlamentare britannica incaricata di valutare l’attuazione dell’operazione Sophia, che ha come obiettivo proprio di affrontare il traffico di persone nel Mediterraneo centrale, ha emesso un giudizio quanto mai negativo. In un report si legge che l’operazione, avviata nel 2015, non colpisce in alcun modo l’attività dei trafficanti.

Addirittura, la distruzione di imbarcazioni di legno ha obbligato gli scafisti a usare barche peggiori che hanno quindi costretto i migranti a correre rischi più seri. L’operazione Sophia è stata lanciata nel cuore della crisi migratoria quando centinaia di siriani e iracheni hanno iniziato a lasciare le loro case a causa dell’ascesa dello Stato islamico, proprio mentre il numero di migranti annegati nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, è andato aumentando esponenzialmente.

Già dallo scorso anno l’Unione europea ha autorizzato le sue navi a controllare e sequestrare imbarcazioni sospettate di essere utilizzate per il traffico di esseri umani in acque territoriali libiche. «Sono minime le prospettive che l’operazione Sophia possa far diminuire il business della migrazione», si legge nel documento. «L’operazione non può raggiungere il suo obiettivo, risponde ai sintomi ma non alle cause», conclude il report.

Sul fronte interno, dopo la richiesta arrivata dal Governo di accordo nazionale (Gna) di chiudere la pagina dell’embargo sulle armi, il governo Usa si è detto pronto ad alleggerire le sanzioni contro il paese. Washington potrebbe chiedere una parziale modifica della risoluzione che il Consiglio di Sicurezza Onu ha votato nel 2011.

I miliziani di Misurata, il cui comando unificato ha avuto la benedizione del Gna di al-Serraj, si starebbero avvicinando alla città di Sirte dove anche i combattenti dell’esercito di Khalifa Haftar si sono ammassati. Le forze di Misurata sono avanzate verso al-Saddadah. Il portavoce di Misurata, il generale Mohammed al-Ghasri ha annunciato la sconfitta di Isis proprio nella località di al-Saddadah. Il commando congiunto si trova ormai a due passi dal centro di Abugrein, conquistato nei giorni scorsi da miliziani di Isis in fuga da Sirte.

Anche il governo italiano ha deciso di accelerare con il suo programma di aiuti umanitari. Ieri un C-130 dell’aeronautica militare ha organizzato le operazioni per il ricovero urgente di 13 libici gravemente feriti in attacchi a Misurata. Il governo italiano si è mostrato vicino al parlamento di Tripoli, una volta comprovate le intenzioni delle municipalità locali di contenere i flussi migratori. Tuttavia lo stesso Gentiloni ha auspicato nei giorni scorsi che anche il generale di Tobruk, Khalifa Haftar, abbia un ruolo nel governo unitario.

Gli Usa invece stanno intervenendo sul fronte tunisino con la consegna di aerei leggeri da ricognizione Maule e sistemi di comunicazione di ultima generazione per controllare le frontiere. La città di Ben Guerdane è stata al centro di scontri prolungati con i jihadisti dell’Isis che hanno tentato di fuggire dalla Libia o si addestrano in Tunisia per combattere in Libia. Nel mese di aprile scontri ed esplosioni hanno segnato duramente il confine tunisino.