Il Consiglio di sicurezza dell’Onu è tornato ieri a riunirsi sulla crisi libica per la terza volta dall’inizio dell’offensiva del generale Haftar su Tripoli, iniziata il 4 aprile, e questa volta riuscendo ad approvare una risoluzione che riguarda però solo un aspetto della guerra in corso: l’affusso di armi dai Paesi esteri – in particolare dal Golfo e dalla Turchia ndr- che alimenta il conflitto e ostacola la ripresa del dialogo tra le parti. Il Consiglio ha deciso l’estensione del mandato ispettivo sulle navi che attraccano o si dirigono sulla costa libica. L’embargo armiero fu deciso nel 2011 con la risoluzione n°1970, quando la violenta fine del Colonnello Gheddafi ad opera della coalizione a guida Nato non riuscì a garantire la stabilità del Paese. Ma negli anni sono state concesse diverse deroghe, soprattutto in funzione anti Isis, e sia Haftar che il rivale Serraj, continuano a chiederne la totale rimozione.

Sia le deroghe sia il monitoraggio dell’embargo sono responsabilità di un apposito Comitato presieduto dallo svedese Olof Skoog, che si avvale delle informazioni e delle competenze di un gruppo di sei esperti nominati dal Segretario generale Onu in accordo con il comitato stesso. Uno di questi esperti, Moncef Kartas, è stato recentemente scambiato per una spia finendo perciò agli arresti in Tunisia. Un elenco di esperti di armi di fama internazionale ne ha chiesto su The Guardian la liberazione.