Nato il primo giorno di primavera e morto suicida in una fredda notte di gennaio con un colpo di pistola alla tempia – come narrarono le cronache dell’epoca – Luigi Tenco rappresenta una delle prime tragiche volte che negli anni Sessanta segnarono l’Italia repubblicana. Anni di euforia e di liberazione (economica) che lasciarono sul campo parte di un pensiero critico che veniva dagli anni della Resistenza, per abbracciare un boom subito tradotto all’italiana in miracolo. Luigi Tenco rappresentava una voce poetica minoritaria che negli anni si sarebbe imposta più per la forza della sua poesia che per una presunta mitizzazione che fu più che altro un far pettegolezzo e speculazione. Ora in libreria per Il Saggiatore, Lontano, lontano a cura di Enrico de Angelis e Enrico Deregibus, raccoglie interviste, lettere e racconti di Tenco. Un vero e proprio archivio portatile del pensiero di Tenco e della sua straordinaria ed eclettica sensibilità. Un lavoro accurato che offre un ritratto completo di uno dei cantautori più influenti del secondo Novecento italiano. E sono proprio i testi dell’infanzia a colpire per tenerezza svelando alcuni stilemi che accompagneranno Tenco per tutta la sua vita interrotta così violentemente a soli ventinove anni. Un uomo contraddittorio e complicato che non perde mai una forma di candore

I TEMI delle scuole elementari di Tenco, raccolti nel volume riportano ad un’Italia ancora contadina e nonostante tutto ingenua. La guerra negli occhi di Tenco bambino resta sullo sfondo, la liberazione è a un passo e il suo sguardo è quello di un sogno minimo, quello per una borsa in cuoio per essere finalmente felice. E poi l’amore assoluto per la madre, fondamentale per tutta la sua vita. Dai temi alle lettere giovanili con i primi passi nel mondo della musica: l’amicizia al liceo con Bruno Lauzi suo compagno di banco e una complessità emotiva che affiora fin dai primi anni dell’adolescenza. Luigi Tenco è un uomo contraddittorio e a tratti complicato che non perde però mai una forma insita di candore. Vive di pulsioni forti e dichiarazioni audaci. La sua vita va di corsa e tiene il ritmo di quegli anni frenetici anche se – per dirla con un suo amico – in direzione ostinata e contraria.

LE PRIME interviste già rivelano un’irrequietezza che si oppone alla semplificazione e alla banalizzazione di un mondo che si sta trasformando. La musica diventa industria musicale e come tale vuole imporre i suoi primi rudimentali accorgimenti di marketing. Ma Tenco non ripudia il successo anzi lo ricerca legittimamente, solo che ne vuole cambiare i connotati e in tal senso ne rifiuta le regole più opprimenti. Lontano, lontano è l’autobiografia di una vita precoce, il ritratto di un artista da giovane che seppe interpretare pienamente il suo tempo cogliendone i vizi e le terribili derive che oggi hanno assunto la forma di divaricazioni incolmabili. Un artista popolare come rivendicò più volte che inseguì una forma di felicità non banale, frutto sì di una sensibilità intima e privata, ma con la forza di contagiare il mondo e i suoi desideri più profondi.