Il nome della band è un prelievo da una celebre poesia di Ungaretti, I Fiumi, la musica però sembra discendere e ispirarsi per attitudine rock e testi a una inedita beat – generation 2.0; quindi non peregrino un riferimento a Ferlinghetti tanto per restare a quei «fiumi» dai quali sembra discendere la loro forza creativa.

Supergruppo per definizione a leggere le rispettive biografie provenienze, I Fiumi, nella loro line-up classica di quartetto, chitarra voce e sezione ritmica, propongono nel loro primo e omonimo album, un rock diretto e sincero.

L’incrocio delle loro esperienze, divise tra progetti consolidati (Diego Galeri a lungo batterista dei Timoria o il chitarrista Xavier Irondo, spesso prestato a contesti sperimentali) e versatilità vocale di Sarah Stride e strumentale del basso di Andrea Lombardini, portano a canzoni come i due singoli apripista dell’album, Il dono e Quanto più rumore, che potevano essere ascoltate negli anni ’90. Ovviamente in tutt’altra scena da quella attuale.