Fedele al suo personaggio di donna politica a tempo determinato e madre di famiglia, Roberta Lombardi risponde al cellulare davanti all’oblò della lavatrice – «ferma, rotta e con le spiegazioni imperscrutabili», riferisce. Ma altrettanto fedele alla sua indole da ’tosta’, la capogruppo M5s alla regione Lazio non disdice l’appuntamento con la cronista.

Lo scorso week end Di Maio e Renzi hanno messo alle strette il presidente Conte sulla manovra. Rischiano di logorare il governo?

Su Renzi sono la persona meno adatta a rispondere: nello scorso week end c’era la Leopolda, avrà avuto bisogno di visibilità. Noi 5 stelle invece abbiamo voluto evidenziare punti importanti che nel confronto di quei giorni si erano persi. Certo, il combinato di Renzi, Di Maio, Salvini ha creato molto rumore. Per noi la manovra è un buon inizio: ha sterilizzato le clausole di salvaguardia per quest’anno e la metà per l’anno prossimo, ha iniziato a fare investimenti su green economy e welfare sociale. La manovra è buona, considerate le condizioni di partenza, e considerato che è figlia di movimenti politici che in questi anni non si sono certo amati e si sono trovati a lavorare insieme all’improvviso. Lunedì a Palazzo Chigi ci sono stati ulteriori passi avanti: il carcere per i grandi evasori per noi era fondamentale.

Il carcere c’era già, avete chiesto l’aumento delle pene.

Sì, ma c’è anche la soglia ai 100mila euro per considerare grandi gli evasori, visto che l’Istat ci dice che l’80 per cento delle frodi fiscali è sopra quella cifra. È un messaggio forte: l’evasore non è un fico ma un parassita che va colpito.

Più carcere secondo lei è un deterrente forte e giustifica questo vostro giubilo?

C’è tutta una serie di misure per dire al paese che il clima è cambiato: un messaggio di solidarietà fra tutti i cittadini.

Avevate già approvato lo schema di manovra. Perché poi Di Maio ha lanciato un ultimatum al premier?

C’è stata una serie di scambi che non ho capito, da una parte e dall’altra. Non deve essere Conte a ricordarci che la nostra parola d’ordine è ’onestà’, ma anche da parte nostra ci sono stati toni perentori e definitivi. Voglio pensare che si trattava di muscolarità maschile.

C’è l’asse Di Maio-Renzi per logorare Conte?

Assolutamente no. Il M5s non ha nessun interesse a logorare un premier che ha dimostrato di lavorare molto bene.

Il ministro Spadafora dice: «Conte faccia il premier e non il leader politico». Cosa intende?

Lo chieda a Spadafora.

Forse teme che Conte voglia fare il leader politico dei 5 stelle?

Vorrei che il movimento uscisse dalla logica del capo politico e che tornasse a una gestione più collegiale. Sia sui temi che sull’organizzazione interna.

La leadership 5s è contendibile?

Lo statuto prevede un mandato di 5 anni al capo politico. L’unico che può sfiduciarlo è il garante, Beppe Grillo. Ma questa figura monocratica era dettata dall’imminenza delle elezioni del marzo ’18, c’era fretta di fare scelte efficaci e meno partecipate.

Intende democratiche?

No, partecipate. La legge elettorale chiede che ci sia un capo politico, ma tutto il processo a monte voglio che torni ad essere allargato e partecipato com’è nella nostra natura.

I 5 stelle sono a rischio di scissione?

No, mi sento di escluderlo. Stiamo lavorando in maniera inedita rispetto a solo tre mesi fa, ma portiamo avanti sempre il nostro programma. Non c’è motivo. Chi ha la tentazione di andarsene, ammesso che ci sia qualcuno, è perché ha un’altra idea dei 5 stelle. O un altro obiettivo personale.

Esclude anche un cambio a Palazzo Chigi?

Mi sembra un’ipotesi azzardata. Conte è l’elemento costante della legislatura. Lavora bene e gode di un’autorevolezza riconosciuta da tutti.

L’alleanza fra 5 stelle e Pd potrà diventare organica come spera Zingaretti?

Non è un processo automatico, siamo come due che si frequentano, per il momento pensare al matrimonio è prematuro. Alla regione Lazio si è avviata una collaborazione su temi singoli.

Di cui lei è stata il motore.

Sì, ho dato un contributo.

E però si è detta disponibile a votare la mozione di sfiducia a Zingaretti. Non è una contraddizione?

No. Collaboriamo per migliorare alcuni specifici temi di governo. Ma siamo all’opposizione.

Ma in Umbria avete fatto un accordo per il voto di domenica prossima.

Un tentativo che mi piace molto perché le due forze politiche, Pd e 5stelle, hanno fatto un passo indietro e sono di supporto a un progetto civico. Per i prossimi casi, ogni posto farà storia a sé. Soprattutto se a livello nazionale si va avanti: perché questo governo deve restare in carica finché si fanno cose utili. Altrimenti si va tutti a casa.

In futuro potreste riallearvi con Salvini?

No, ha abbandonato il governo senza nessun senso di responsabilità verso gli italiani. Se non si trovava un altro governo l’aumento delle tasse era automatico. Un egoismo politico imbarazzante e inspiegabile.

Salvini a parte, M5s ha maturato un orientamento verso le alleanze democratiche o resta il vecchio ’questa o quella pari sono’?

Serve pragmatismo rispetto agli anni delle ideologie ipocrite. Dopo il 4 marzo nessuno poteva governare da solo. Stavamo per chiudere un accordo con il centrosinistra, ma Renzi lo fece saltare in diretta tv, da dove noi sapevamo che avrebbe annunciato l’apertura del cantiere di governo. Se ci siamo rivolti alla Lega non era per trasporto emotivo, ma perché abbiamo individuato dei punti programmatici su cui lavorare insieme. Ma se uno va a vedere il lavoro degli scorsi 5 anni in parlamento può verificare i nostri temi: quelli sociali, l’ambiente, il welfare. È ovvio che ci siano più cose in comune con il centrosinistra.

Tranne le politiche migratorie?

Perché? Gestire il fenomeno in modo da causare meno morti e coinvolgere l’Europa è sempre stato il nostro obiettivo, oggi come ieri.

Anche lasciare le persone sulle navi negando lo sbarco?

Il tema non può essere l’accoglienza incondizionata. Oggi cerchiamo di intensificare la collaborazione fra stati europei.

Se perdete in Umbria la collaborazione con il Pd si interrompe?

Se vinciamo in Umbria siamo contenti per gli umbri, dove è caduto il governo per gli scandali del Pd. Ma se dovesse andare male non sarebbe la fine del mondo. Il governo deve andare avanti. Purché metta in pratica quel programma per il quale Conte ha preso la fiducia.